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Il Mondo

La vigna? me la faccio all’estero. Investimenti perché aumentano le iniziative oltrefrontiera. Una cantina in una miniera polacca. Filari in Nuova Zelanda. E in Romania, Argentina ... L'operazione è stata appena conclusa: la casa vinicola siciliana Calatrasi ha comprato in Polonia un ex miniera di carbone per trasformarla in una cantina con annessa area di degustazione e in un impianto di imbottigliamento e di bag in box. L'obiettivo? Importare
in Polonia, e precisamente a Semianowice nella Slesia, il prodotto semilavorato (mosto o vino grezzo) dalle proprie aziende di produzione in Sicilia, Puglia e Tunisia e completare la trasformazione per la vendita dei vini sul mercato polacco e più in generale nell'Europa orientale. Il progetto che comporta investimenti per 2 milioni di euro in due anni e prevede a bocce ferme anche un settore di formazione in enologia e conservazione del vino, aggiunge un tassello importante alle iniziative varate dall'azienda di Maurizio Micciché che già opera oltre frontiera nella sua tenuta tunisina Domaine Neferis che si trova tra Tunisi e Hammamet nella regione di Grombalia. Cantina, impianto di imbottigliamento, 200 ettari di vigneti coltivati a Carignan, Grenache, Cinsault, Syrah e Chardonnay che circondano il castello di stile coloniale francese sede operativa dell'azienda: Calatrasi entra di diritto tra la rosa di imprese che hanno deciso di investire fuori dai confini nazionali, anche approfittando di prezzi fin qui competitivi. A dare il là alle danze è stato Gianni Zonin già nel 1975. L'imprenditore veneto ha puntato sugli Stati Uniti acquistando una splendida tenuta, la Barboursville vineyards, in Virginia, che ha oggi 82 ettari di vigneti in attività (450 mila bottiglie), una struttura ricettiva e un ristorante, il Palladio, ritenuto tra i migliori italiani d'America. Qualche anno dopo è stata la volta della Marchesi Antinori: in California (Atlas Peak in Napa Valley, in Ungheria (Bataapati nella zona vinicola di Tolna Mocseny), in Usa (Col solare in Columbia valley), in Cile: prima l'Albaclara a Curicò Valley nel 2002 quindi l'Albis a Maipo Valley nel 2003. Ci sono sempre gli Antinori dietro il primo investimento italiano in Nuova Zelanda, 13 ettari di Sauvignon blanc a Marlbourgh: in questo caso protagonisti sono i fratelli Piero e Lodovico tornati a lavorare assieme nella tenuta Campo di Sasso a Bibbona, cui partecipa anche il nipote Niccolò Marzichi Lenzi, figlio della sorella Ilaria. Dalla Nuova Zelanda all'Argentina è la volta della veneta Masi che si è messa a monitorare le condizioni di compatibilità pedoclimatiche con le uve autoctone delle Venezie in differenti paesi del Nuovo Mondo, arrivando alla conclusione che meglio dell'Argentina non ce n'è. Masi ha investito nella regione di Mendoza, nella valle di Tupungato ai piedi del vulcano: una grossa proprietà da 120 ettari, Vigneti La Arboleda, di cui 70 già produttivi. Altri pionieri? Fantinel ha investito a San Cristobal di Cuba, Col d'Orcia in Cile (Vigna Reserva di Caliboro a sud di Santiago), il Castello della Paneretta in Romania dove anche le Generali, attraverso Genagricola, hanno avviato un mastodontico progetto che comprende, tra l'altro, la creazione di un vigneto da 550 ettari. E ancora Mastroberardino ha puntato sulla Bulgaria, paese sul quale hanno fatto rotta anche i piemontesi Miroglio. Mentre la Campari, grazie alla controllata Sella e Mosca è presente in Francia (Chateau Lamarghe nella Valle del Rodano) e anche in Cina dove gestisce per conto dello Stato, vigneti a Shandong. Lasciando il vino per i superalcolici, è ancora protagonista Campari: ha appena varato due nuovi progetti nel segmento ultra premium spirit (superalcolici di altissima gamma) negli Usa (mercato chiave nella strategia del gruppo), con il lancio di Skyy90 la prima modern luxury vodka,e con l'acquisizione dei diritti per la commercializzazione di Martin's Miller London Dry Gin.

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