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Il Mondo

Vino & c, leadership a Verona. Fiere agroalimentari perché il polo scaligero è diventato il più importante d'Italia … È l'appuntamento dell'anno. Da giovedì 7 aprile fino a lunedì 11 il vino e il variopinto mondo che gli ruota attorno è a Verona per il Vinitaly. La più importante fiera del vino del mondo richiama nella città scaligera aziende blasonate e novellini, grandi gruppi e piccole aziende familiari, commercianti di vino qualunque e produttori di etichette eccellenti, giovani alle prime armi e gente del mestiere, furbacchioni e vignaioli doc. E poi enologi ed agronomi, due figure professionali che pesano sempre più sul prodotto finale, sommelier, operatori del turismo del vino, ristoratori famosi e non che si scelgono una per una le etichette per la carta dei vini, buyer e importatori da tutte le piazze internazionali, esperti, pubblico di appassionati, intenditori veri e falsi, curiosi: da 39 anni il Vinitaly è il punto di incontro del mercato vitivinicolo nazionale. «È una grande agorà», afferma Luigi Castagnetti, presidente di Verona fiere, «dove si fanno affari e soprattutto si allacciano rapporti; dove si fa ricerca e approfondimento e dove si ascoltano le istituzioni cui competono le linee guida del settore». Ma c'è dell'altro. Forse anche per la pressione di nuove iniziative come il Lingotto di Torino e soprattutto il Miwine (promosso dalla Fiera di Milano), Verona fiere ha ingranato un'altra marcia. In Italia, ma anche all'estero, come dimostra il progetto di internazionalizzazione che ha portato il marchio Vinitaly prima negli Usa (dove le etichette italiane si aggiudicano tuttora il primato delle esportazioni verso quel Paese per quantità e valore), poi in Russia (dove i tassi di crescita dei vini italiani oscillano tra il 20 e il 40%), quindi in Cina (dove i consumatori si stanno innamorando di rossi e bianchi italiani) e, prossima tappa, già programmata, in India, mercato potenziale di 300 milioni di persone nel quale i consumi di vino stanno crescendo del 25% l'anno. Tra i capisaldi del piano industriale dell'ente fieristico veronese (prevede investimenti per 85 milioni di euro da qui al 2008) lo sbocco sui mercati esteri in braccio al Vinitaly è prezioso in particolare per le tante piccole realtà vinicole nazionali, ma al tempo stessofa da traino a tutto il sistema agroalimentare italiano. E proprio qui sta il punto e la nuova strategia dell'ente veronese che, un passo dopo l'altro, ha conquistato la leadership in questo settore. «Siamo diventati una vetrina permanente di un grande pezzo dell'agroalimentare italiano», conferma Castelletti che ha in portafoglio ben 9 manifestazioni in quest'area. Oltre al Vinitaly al quale sono abbinati anche il Sol, (l'unica fiera europea per l'olio extravergine di oliva) e l'Enolitech (tecnologie per la cantina e il frantoio), Verona significa anche Fieragricola, Eurocarne (grazie al recente accordo con Ipack Ima), Acquacoltura, la neonata Agrifood (prodotti agroalimentari di alta qualità), e, a seguito dell'intesa con Promopan siglata lunedì 21 marzo, anche il Siab, il salone internazionale dell'arte bianca. Senza aggiungere al conto la Fiera cavalli e la prossima riedizione di Herbora in abbinata a Salus, fiera del benessere naturale. «Nessun polo fieristico in Italia e all'estero può vantare una presenza così completa nella filiera agroalimentare», commenta Castelletti che incassa dal comparto agroalimentare il 42% del fatturato totale realizzato dall'Ente fiera, pari a circa 65 milioni di euro. I concorrenti sono avvertiti.

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