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Il Mondo

La Hall of fame (a tempo) delle super cantine italiane ... Per valorizzare il vino italiano nel mondo. Ma soprattutto per distinguersi. Per marcare una differenza in un mercato con migliaia di cantine dal percorso imprenditoriale molto diverso l’uno dall’altro. Per creare un club che più eliitario non si può, riservato alle aziende con una storia ultraventennale alle spalle e almeno un vino premiato dalle maggiori guide enologiche. Il Comitato Grandi cru d’Italia promosso dall’editore-vignaiolo Paolo Panerai (che ne è il vice-presidente) e da Piero Antinori (presidente), ha poco più di un anno di vita, ma già si è conquistato grande visibilità non solo sul mercato italiano, grazie anche all’istituzione di un Premio dedicato alle migliori firme del vino italiane e internazionali.
Erano un pugno le cantine che hanno dato vita al progetto: Marchesi Antinori, Castellare di Castellina (Panerai), Cà del Bosco, Castello di Montepò di Jacopo Biondi Santi, Ceretto, Marco Felluga, Tenute di Ambrogio e Giovanni Folonari, Marchesi de Frescobaldi, Ezio Rivella, Tasca d’Almerita, Castello d’Albola (Gianni Zonin), Castello di Volpaia. Il nucleo dei soci fondatori si è presto ampliato: Caprai, Masciarelli. Mastroberardino, Umani Ronchi, Chiarlo, Donnafugata, Planeta, Ferrari, Bellavista, Tenuta San Guido, Argiolas, Lungarotti, tanto per citare altre griffe che si raccolgono in questo circolo esclusivo che oggi conta 131 case vinicole. Nessuna di queste può però permettersi di vivere sugli allori. Si perde infatti il posto a tavola se per qualche anno non si riesce a ottenere il massimo punteggio della critica.

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