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Il Mondo

Amarone o Bardolino. L’affare tinto di rosso ... Ricercatezze. L’enogastronomia tra business più floridi della regione. Grazie a produttori doc... Dal fagiolo di Lamon al radicchio di Treviso o di Castelfranco, da formaggi come l’Asiago e il Montasio all’olio del Garda e al riso Vialone nano veronese. In Veneto il buongustaio ha solo l’imbarazzo della scelta: la regione, infatti, apparecchia un ventaglio di proposte che rappresentano ed esaltano la varietà ambientale, dalle Dolomiti alla Laguna, attraverso la ricerca e l’impegno di una. popolazione impareggiabile. Ma sono senz’altro i vini a tenere più alta di tutte la bandiera dell’agroalimentare veneto. Il vanto di maggior prestigio della produzione vinicola regionale è rappresentato dall’Amarone, il celebre rosso della Valpolicella che Hugh Johnson, il più affermato esperto vitivinicolo al mondo, definisce “concentrato di lunga vita, impressionante”. Ma l’Amarone è comunque in buona compagnia.
Dal territorio scaligero provengono, poi, altre ottime produzioni vitivinicole come il Bardolino, il Soave, la Valpolicella e il Bianco di Custoza. Mentre tra gli spumanti regna incontrastato il Prosecco di Valdobbiadene. Ovviamente non c’è vino eccellente senza produttore rimarchevole. Per l’Amarone spiccano Allegroni, Bertani, Bolla, Boscaini, Brunelli, Dal Forno, Guerrieri-Rizzardi, Le Ragose, Masi, Quintarelli, Le Salette, Tedeschi e Sereni Alighieri, discendenti diretti di Dante. Con il Bardolino superiore, rosso dal profumo delicato, sapido e amarognolo, si va sul sicuro grazie a Cavalchina, Corte Marzago e Gorgo.
Per il Soave, bianco asciutto e armonico, garanzie autentiche sono Santi, Balestri Valda e Carlo Bodoni. Dalla Cantina sociale di Custoza a Roberto Mazzi non c’è che l’imbarazzo della scelta per l’avvolgente e speziato Valpolicella. Quanto al Bianco di Custoza, uscito finalmente da qualche anno di appannamento dopo la sovraesposizione degli anni ‘80, ancora la Cantina sociale di Custoza, con Cavalchina e Montresor, sono tra le eccellenze. Per gli amanti del passito, c’è il discendente per via diretta dal Raeticus antico romano, il Recioto, soprattutto il Recioto di Soave, con ottimi produttori quali Anselmi e Pierofan.
A uscire definitivamente dalla categoria generica e generizzante del vino frizzante è stato il Prosecco, di cui ci si è accorti anche a livello internazionale grazie all’opera certosina dei produttori locali e di divulgatori come Giulio Somma, da direttore della Mostra di Valdobbiadene uno degli artefici della riscoperta di questo gioiello della enologia italiana quando all’incirca quindici anni fa, in materia l’ignoranza ancora regnava sovrana o quasi. Numerose le etichette che danno piena garanzia, da Astoria (e in particolare il suo Val de Brun) a Bisol (con il Molera o il Creda), da Bellenda a Bortomiol, da Carpenè Malvolti a Mionetto...

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