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Il Mondo

Bollicine superstar per folleggiare ... “La maison firma una cuvée che non ha mai toccato tanto da vicino il cuore, l’essenza stessa di tutto un terroir, di tutta una storia...”: un pizzico di esagerazione? Provate a dirlo a Didier Mariotti, chef de cave della G.H. Mumm, il papà del Millésimé 1998 della Cuvée R. Lalou, fiore all’occhiello della casa di Reims, bottiglia pregiata, tra le più esclusive delle feste 2007.
Vi dirà che è un assemblaggio unico, che le uve da cui nasce questo capolavoro arrivano da sette delle 12 parcelle di vigneto scelte all’interno di otto grand cru della maison, che è un vino che esprime eleganza, freschezza, mineralità, intensità come il connubio di Pinot noir e Chardonnay sono capaci di dare.
Lusso e rarità sono i pilastri su cui crescono fortuna e fama delle bollicine francesi, “le uniche che rendono belle le donne, anche dopo averle bevute”, per dirla con la marchesa de Pompadour. Fama trainata da un pugno di fuoriclasse che fanno perdere la testa agli appassionati. Chi ha voglia di spendere e di avere il massimo si conceda un Dom Pérignon oenothèque, “la suprema espressione di uno Champagne il cui stile sfida il tempo”, come sostiene, senza arrossire, Richard Geoffroy, medico convertito all’enologia per la mitica maison, che si è coccolato la sua creatura per 13 anni prima di farla uscire dalla cantina, carezzevole e intensa, pronta per il debutto in società.
Ed ecco Krug in tutta la sua allure: il millesimo 1996 è un piacere riservato a pochi, ma è sempre un must il Krug grande cuvée, versione base della casa. Selezioni particolari, ma non solo. Per gli appassionati di blanc de blancs (bollicine da sole uve bianche) c’è da provare la novità della maison Bruno Paillard: un Blanc de blancs grand cru cuvée Le Mesnil 1995 che riposa oltre dieci anni sui lieviti prima del dégorgement (è la sboccatura dei depositi che si sono raccolti nel collo della bottiglia seguita dal rabbocco con liqueur de dosage); mentre Ruinart ha confezionato una deliziosa (anche nel contenuto) versione magnum del suo famoso Blanc de blancs decorata con tappo a fiore disegnato da Christian Biecher. Vestito a festa anche il gettonato brut di Moet & Chandon nella sua scintillante Fabulous gold bottle.
Intendiamoci, non tutte le bollicine francesi sono il non plus ultra ed è verissimo che alcuni spumanti italiani tengono testa a molte proposte d’oltralpe. Vero è anche, però, che in un viaggio tra le etichette di Champagne, anche quelle di piccoli e ancora sconosciuti produttori, sono molte di più le sorprese positive che non le delusioni. Il tutto con una varietà di prezzi anche interessanti e con un plus non da poco: la costanza e l’affidabilità delle cantine, per lo più all’altezza delle aspettative. Validi marchi à la page? Jacquesson (l’ultima proposta è la cuvée 731), Bollinger, Pol Roger, Pommery, Billecart Salmon, Louis Roederer, Veuve Cliquot Ponsardin, Taittinger, Deutz (da provare l’Amour de Deutz, blanc de blancs), Salon s (anche qui vince il blanc de blancs), Jacquart, Marie Stuart.

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