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Il Mondo

A Campari manca solo il bourbon ... Il gruppo milanese in corsa per l’americano Wild Turkey. Ma deve battere i rivali Diageo, Bacardi e William Grant... A Lawrenceburg, nel Kentucky, sono già stati segnalati gli emissari di Diageo e Bacardi due tra i colossi del beverage. Ma presto nel cuore agricolo degli Usa sono attesi anche gli incaricati della Campari, l’azienda del bitter rosso rubino che fa capo alla famiglia Garavoglia. Oggetto di desiderio è uno dei più venduti bourbon whiskey a stelle e strisce, il Wild Turkey, prodotto ogni anno ìn 11 milioni di galloni per un fatturato stimabile in un centinaio di milioni di dollari. Ricavi che fin qui finivano sui conti di Pernod Ricard, numero due al mondo negli spirits dopo la stessa Diageo. Già, perché il celebre produttore del pastis ha dovuto mettere sul mercato alcuni dei suoi brand, in ottemperanza agli obblighi antitrust, dopo l’acquisizione della svedese Vins & spirits, il distillatore della vodka Absolute. Pernod Ricard, che tra l’altro produce in Italia Ramazzotti, conta di incassare circa 1 miliardo dalla campagna dismissioni anche per rientrare dai 12,9 miliardi dì indebitamento.

E Campari? L’azienda presieduta da Luca Garavoglia e gestita dal ceo Bob Kunze-Concewitz è tra i concorrenti in lizza. Non solo. Una decina di giorni fa è stata inserita nella short list a quattro pretendenti per il Wild Turkey selezionata da Bnp Paribas e JP Morgan, gli advisor del venditore. Tanto che ora il gruppo milanese potrà accedere a due diligence e data room al pari dei concorrenti Diageo, Bacardi e William Grant al fine della formulazione di un’offerta vincolante attesa entro marzo.

La caccia a nuovi marchi non è una novità per Campari. In dieci anni ha fatto una dozzina di acquisizioni, dall’Aperol a Glen Grant, fino alle ultime tre operazioni sui vini ucraini della Cjsc, sull’argentina Sabia e sulla distilleria messicana San Nicolas (tequila). Ma la campagna è ancora aperta e mira agli spirits e agli Usa. Kunze-Concewitz potrebbe mobilitare fino a 3,5 volte l’ebitda. Wild Turkey sarebbe un bocone impegnativo perché gli analisti lo valutano 200-300 milioni di dollari. Ma potrebbe valerne la pena. La Pernod, prima di mettere in vendita il brand, aveva in progetto di raddoppiare la capacità della distilleria del Kentucky a 22 milioni di galloni.

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