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Il Mondo

Qualità certificata, cliente assicurato ... Le produzioni dop, i vini doc e docg e le sempre più apprezzate grappe attirano il turismo enogastronomico e contribuiscono all’economia regionale. “Le imprese del settore vitivinicolo sono poco meno di 2.500 e gli anni”, spiega Francesco Marangon dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile all’università di Udine e curatore con Andrea Moretti e Gian Pietro Zaccomer del volume Economia e management del vino. “La superficie coltivata a viti è di circa 19 mila ettari, il 75% dei quali appartiene alle zone doc”. Partendo dal confine con il Veneto si incontra la denominazione più vasta, il Friuli Grave del Pinot nero, del Refosco dal Peduncolo rosso e dei bianchi Pinot, Traminer aromatico e Friulano (l’ex Tocai), che comprende comuni delle province di Udine e Pordenone. Più a est, intorno a Cividale, i Colli Orientali: zone di Verduzzo e della docg Ramandolo. Tra i produttori La Roncala della famiglia Fantinel. Poco lontano c’è la sottozona Rosazzo, con i vigneti dell’azienda Ronco delle betulle. Dal Colilo, sulle colline del goriziano, vengono Ribolla gialla, Picolit (altra docg) e Muller-Thurgau. Qui ha sede Venica & Venica, più volte premiata per il sauvignon Ronco delle mele. Poco più a sud, l’area che si estende intorno all’Isonzo offre Pinot, Schioppettino e Merlot. Terrano, Malvasia e Cabernet sono, invece, i frutti migliori della doc Carso (Trieste e dintorni). La zona del Friuli Latisana, nel sud della provincia di Udine, è nota per Merlot, Cabernet, Refosco, Sauvignon e Chardonnay. La doc Lison Pramaggiore (province di Pordenone e Venezia) produce Tocai, Merlot e Chardonnay. E al tajut, il bicchiere di vino, non si può non accompagnare l’assaggio di una delle eccellenze alimentari: i formaggi montasio e latteria, il salame, la gubana delle valli del Natisene. L’unico distretto regionale legato alla gastronomia ruota, però, intorno al prosciutto crudo dop di San Daniele. La materia prima arriva unicamente da dieci regioni del Nord e Centro Italia e viene lavorata entro 120 ore dalla macellazione dopo rigidi controlli. I 30 prosciuttifici del consorzio (gruppi come Levoni, Veronesi, Principe e Morgante, ma anche piccoli come Framon, Eli, Testa & Mo-linaro e Prosciuttificio Dok Dall’Ava) stanno resistendo bene al taglio delle spese delle famiglie per l’alimentare: nel 2008 hanno prodotto 2,7 milioni di cosce con un giro d’affari di 330 milioni. In forte crescita (+40%) la produzione di confezioni di prosciutto già affettato. “Il consumatore non è sceso a compromessi, preferendo mettere nel carrello grande qualità a un giusto prezzo”, commenta Mario Cichetti, direttore del consorzio. Per l’economia del distretto, fondamentale anche l’indotto di “Aria di festa”, manifestazione di cultura ed enogastronomia che l’anno scorso ha attirato più di 300 mila visitatori.

Qualche parola a parte per i distillati e le grappe, tutelate da
un consorzio specifico: tra i produttori, Ceschia, Domenis e,
ovviamente, i Nonino. Nel 1973 Giannola e Benito rivoluzionarono il mondo della grappa creando il Monovitigno, ottenuto dalla distillazione separata delle sole vinacce di Picolit. Del
1984 l’Ue (uva in friulano), l’acquavite d’uva intera, con polpa
e succo, del 2000 Gioiello, distillato di miele. Oggi in azienda
lavorano anche le figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta. Nel
le distillerie di Ronchi di Percoto sono allestiti 66 alambicchi
artigianali (uno per ogni nipote) che distillano ogni anno circa
700 mila litri di prodotto.

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