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Il Mondo

Mercato del vino. La banca finanzia gli stock per sostenere i prezzi ... Meglio in cantina che svenduto... In Chianti come nello Champagne. Così come hanno fatto in passato i vignaioli francesi produttori di bollicine, anche in Italia, e precisamente nel territorio del Chianti classico in Toscana, il Consorzio di tutela ha deciso una misura del tutto nuova per il mercato vinicolo nazionale, finalizzata a contenere il ribasso dei prezzi nelle contrattazioni del vino sfuso, dovuto alla crisi e al conseguente calo della domanda. Di che si tratta? Del cosiddetto blocage. E cioè del blocco temporaneo delle vendite di un certo quantitativo di prodotto della vendemmia dell’anno in corso, in modo da non compromettere le quotazioni del vino. La misura di stabilizzazione, consentita dalla nuova regolamentazione europea del mercato comune del vino (in vigore dal primo agosto) è stata colta al volo dal consiglio di amministrazione del Consorzio vino Chianti classico, il più grande d’Italia, con una dimensione che nel suo insieme può rappresentare la maggiore azienda del settore con oltre 900 soci, 9.500 ettari di vigneto totale, di cui 7.500 impiantati a
Chianti classico e un fatturato stimato della sola produzione imbottigliata di circa 300 milioni di euro. Presieduto da Marco Pallanti e guidato da Giuseppe Liberatore, il Consorzio ha dunque deciso il blocco delle vendite del 20% della produzione di Chianti Classico 2009. Quantitativo che non potrà essere commercializzato e dovrà rimanere presso il produttore per un periodo di 24 mesi. Si tratta di una decisione tutt’altro che facile. Che si traduce in un sacrificio non indifferente per le cantine chiantigiane, specie per quelle che non imbottigliano, vendendo tutto il vino sfuso, e che perciò dovranno fare i conti con una minore liquidità.
“Si sacrifica l’uovo oggi per la gallina domani”, esemplifica Pallanti, fresco del rinnovo alla presidenza del Consorzio per un secondo mandato triennale, con il consenso unanime dei soci. “L’alternativa era perdere il prodotto. E cioè optare per una riduzione delle rese di un’annata, il 2009, che si presenta molto buona e in linea con le vendemmie di ottima qualità del quinquennio 2004-2008. Ciò avrebbe penalizzato in particolare i tanti produttori che in questi anni hanno investito massicciamente nei vigneti: basta pensare che nel Chianti classico più del 60% delle vigne è stato rifatto”. La strada prescelta dalla prima denominazione italiana in difesa del mercato è comunque temporanea (e tra l’altro il Consorzio potrà dare lo stop anche prima dei due anni) ed è stata accolta con favore dalla Regione Toscana che ha promesso la messa a punto in tempi rapidi di uno strumento legislativo ad hoc per l’applicazione del provvedimento. Nel frattempo il Consorzio sta lavorando per trovare sostegno presso il sistema creditizio. “Un positivo rapporto tra banche e imprese è essenziale specie nei momenti più difficili”, sostiene Pallanti che punta su una rete di accordi bancari in grado di sostenere i costi di stoccaggio e le eventuali difficoltà dei produttori. E gli istituti di credito? A quanto pare stanno rispondendo con sollecitudine. I primi a farsi avanti sono state le due banche di credito cooperativo del territorio: la Banca del Chianti fiorentino con base a San Casciano e la Banca di Monteriggioni, alle porte di Siena, Ma grande disponibilità è arrivata anche dai due big bancari della regione: Banca Mps e Intesa Sanpaolo, attraverso il braccio Banca Cr Firenze. Come funziona il tutto? Tanto per portare un esempio concreto, la Banca del Chianti guidata da Andrea Bianchi e presieduta da Paolo Bandinelli ha creato un pacchetto su misura per finanziarie le scorte del magazzino. Senza entrare in dettagli tecnici, è necessario che il Consorzio certifichi le giacenze dell’azienda e cioè il quantitativo di vino che ha i requisiti per diventare Chianti classico e a quel punto la banca finanzia (a un anno o a 18 mesi) fino all’80% della produzione con un massimo di 100 mila euro. Non ci sono limiti di giacenza per Intesa Sanpaolo e per Mps: in particolare, il gruppo senese ha stanziato 10 milioni a questo scopo per i prossimi sei mesi.

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