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Il Mondo

L’università di Slow food è premiata dal Miur ... Se non rischiasse di apparire un po’ offensivo, si potrebbe dire che anche Slow food, l’associazione no profit creata da Carlo Petrini come presidio della tavola di qualità, adesso siede al desco dei contributi pubblici. O meglio, lo fa la sua Università degli studi di scienze gastronomiche, nata cinque anni fa a Pollenzo (frazione di Bra, provincia di Cuneo). Allora più di un accademico aveva storto il naso e altri guardavano con sufficienza l’avvento di un ateneo vero, con lauree triennali, magistrali e master post lauream, in discipline come scienze gastronomiche o promozione del patrimonio gastronomico. Adesso l’ironia lascia il passo al giudizio, che è positivo, sull’operato dell’università espresso qualche settimana fa dal Comitato nazionale di valutazione (Cnvsu), l’organismo che lavora sul tema in attesa che parta l’agenzia Anvur. Il Cnvsu, pur ritenendo utile un ulteriore periodo di monitoraggio, ha concesso a Pollenzo “l’accesso ai contributi previsti per le università non statali”. Si tratta di quella quota del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per una dozzina di atenei, che comprendono nomi come Bocconi o Cattolica di Milano e Luiss di Roma, che ammontava a circa 88 milioni nel 2009, dopo il crollo rispetto all’anno precedente (era a 120 milioni). Altre riduzioni sono in vista per il futuro, tanto che i rettori della Crui, in un documento approvato alla fine di marzo, hanno lanciato l’allarme sui rischi economici e finanziari a cui andranno incontro anche le accademie private. Questo nulla toglie al semaforo verde acceso sulla scuola guidata dal rettore Valter Cantino, il cui cda è presieduto proprio da Petrini. E che si caratterizza per una “significativa e costante presenza di studenti stranieri”, cioè oltre il 27% del totale, e per i buoni esiti occupazionali, anche se su numeri ancora ridotti: il 39% del totale laureati (139) ha già un posto.

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