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Il Mondo

Meno alcol nel buon vino ... La strategia globale di Castellucci, presidente dell’Oiv... Le nuove sfide? Consumo consapevole e prodotti con un tenore più basso di alcol. Parola di Federico Castellucci, marchigiano doc, giurista di formazione, poliglotta e viticoltore, dal 2004 il primo italiano a capo dell’Organizzazione internazionale del vino e della vigna, un organismo intergovernativo che si occupa a tutto campo della produzione vitivinicola nell’interesse dei produttori ma anche dei consumatori. I suoi impegni professionali (come avvocato si è specializzato in diritto e negoziati internazionali) non lo hanno mai allontanato dalla sua passione per il vino: la sua famiglia nelle Marche produce Verdicchio da tre generazioni. Castellucci è già ora al secondo mandato al vertice dell’organismo e sotto la sua guida i Paesi membri sono saliti da 36 a 43. Tutti con un grande tema da affrontare: il consumo consapevole e i rischi per la salute e per la guida legati al vino. “È un punto cruciale per lo sviluppo del settore dei prossimi anni”, spiega Castellucci: “Dobbiamo con serietà, ma senza isterismi allarmistici, riconoscere e identificare le aree e i comportamenti a rischio di abuso. La posizione dell’Oiv è chiara: totalmente contrari a ogni eccesso di bevande alcoliche, vino compreso. Siamo convinti che nella filosofia stessa del prodotto e della civiltà del vino è insito un principio di consumo consapevole ed equilibrato: il vino degustato, specie in concomitanza dei pasti e in buona compagnia, contribuisce alla qualità della vita. Berlo senza controllo è un comportamento da evitare sempre”. Ma che cosa si intende esattamente per vino? La definizione dell’Oiv lo indica come bevanda derivante dalla fermentazione alcolica completa o parziale dell’uva fresca, pigiata o no, o del mosto d’uva. Il titolo alcolometrico effettivo non può essere inferiore a 8,5%. Una gradazione effettivamente bassa... “L’Oiv è disposta a indicare ai suoi membri quali siano le tecnologie per diminuire la quantità alcolica nei vini prodotti”, anticipa il presidente dell’organizzazione. “Tale diminuzione, oltre certi limiti, può avere anche un effetto sulle caratteristiche gustative del prodotto e di questo il consumatore dovrà essere informato in etichetta per procedere a scelte consapevoli”. E in effetti, secondo Castellucci, la produzione di vini a basso tenore alcolico o anche parzialmente dealcolizzati, potrebbe avvicinare al consumo di tali prodotti categorie di persone che bevono poco o di rado: “Avere disponibili vini con tenore alcolico più basso potrebbe favorire un consumo moderato, ma costante, da parte di alcuni soggetti: bisogna vedere però come reagiranno i consumatori”. Un vino senza alcol potrebbe interessare i Paesi musulmani? “Abbiamo come membri dell’Oiv alcuni Stati con una presenza di popolazione di religione musulmana: gran parte di essi ha una antica tradizione di cultura vitivinicola e tutti della coltivazione della vite per uva da tavola, uve appassite e succhi d’uva”, risponde Castellucci. “Per questo abbiamo creato una apposita commissione che si occupa, appunto, di tutti i prodotti non fermentati della vite”. Resta un trend di fondi di calo delle vendite di vino, scesi nel 2009 di 8,7 milioni di ettolitri... “Direi che, dopo più di un decennio di aumento dei consumi, il segno negativo degli ultimi due anni è fortemente influenzato dalla crisi, ma con maggiore impatto per quanto riguarda i Paesi importatori”, conclude Castellucci. “Non credo che nei Paesi tradizionalmente produttori, come Italia, Francia e Spagna, ci sarà una grandissima ripresa dei volumi, anche se il calo recente potrebbe essere parzialmente recuperato. La partita dunque si gioca nei nuovi mercati: India e ancor più in Cina. Con una sfida decisiva e continua negli Stati Uniti e in Canada”.

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