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Il Mondo

… II regno dei gusto italiano Il paradiso dei sapori ... Alimentare la filiera dei prodotti tipici della regione mantiene la leadership nel mondo … Il paradiso dei buongustai. Ma anche un concentrato di qualità e tecnologie invidiate nel mondo. Di cui l’agricoltura rappresenta il volano. Seconda solo alla Lombardia, l’Emilia-Romagna garantisce il 12% della produzione nazionale, qualcosa come 5 miliardi di curo e circa 3 miliardi di valore aggiunto. E permette così l’attività di numerose multinazionali, attente alla qualità e al gusto: Barilla e Granarolo, Cremonini e Segafredo, Parmalat, Ferrarini e Parmacotto. Grandi o piccole che siano, il successo delle aziende agroalimentari regionali (che assicurano oltre un sesto dell’export nazionale del comparto, il primo in Italia per valore) sta nell’intelligente uso della filiera e delle tecnologie nonché nella ricerca incessante di nuovi mercati. E’ il caso della Mutti di Parma, società conserviera fondata a metà Ottocento, che usa solo pomodori emiliani ed è sempre un passo avanti, fin da quando mise in vendita, per prima nel mondo, il concentrato di pomodoro in tubetto di alluminio, arrivando al recente aceto derivato dallo stesso vegetale. Ma anche della più giovane Bakery di Cesena, azienda nata solo sei anni fa. Azienda di riferimento per la produzione di pane parzialmente cotto e surgelato, sta espandendosi anche all’estero, dove ormai realizza un quinto del fatturato. A metà novembre Bakery entrerà anche nel mercato dei prodotti per celiaci con la rosetta e la focaccia artigiana senza glutine, realizzate in collaborazione con Joss, azienda radicata in ambito farmaceutico proprio nel settore della celiachia. La ricchezza di prodotti emiliano-romagnola è stata di recente riconosciuta anche in ambito europeo: l’assessore all’Agricoltura della Regione, Tiberio Rabboni, è stato appena nominato presidente dell’Arepo, che riunisce le aree europee impegnate nella valorizzazione di Dop e Igp. Oltre alla competenza gli avrà giovato essere l’ambasciatore di prodotti come il Parmigiano Reggiano e il prosciutto di Parma. Il Parmigiano, per metodo di produzione e caratteristiche nutrizionali e organolettiche unico al mondo, si esalta in produttori come la Latteria di montagna Matilde: nelle alture sopra Canossa ne produce di invecchiato oltre 30 mesi. Lo stesso vale per il prosciutto di Parma, il prosciutto per antonomasia, un giacimento che dà lavoro a 3 mila persone e muove un giro d’affari di 1,8 miliardi. Tra i migliori quello di Bedogni, da gustare al culmine di 24 mesi d’invecchiamento. Per gli amanti dei salumi l’Emilia è davvero la terra promessa. Con il re degli insaccati, come il Culatello di Zibello, per esempio quello prodotto da Spigaroli, che si può gustare all’osteria Il Gambero Rosso di San Piero di Bagno di Romagna, impegnata a proporre piatti di origine antica e affiancare materie povere e ricche della regione. Notissima è la mortadella, ma pochi la producono come Bedinelli a Correggio. E una serie di eccellenti salumi biologici da maiali bradi allevati in proprio sono quelli del Grifo di Bagno, in provincia di Reggio Emilia. Tra i prodotti più raffinati dell’agroalimentare regionale un posto merita senz’altro l’aceto balsamico tradizionale di Modena, diventato giustamente famoso per la sua formula unica, osservata ritualmente, per esempio, in aziende come Acetaia Malpighi e Monari Federzoni. In crescendo è la produzione vinicola, che rappresenta il 13% di quella nazionale ma si sta orientando sempre più verso la qualità, come dimostrano i numerosi premi ottenuti quest’anno da vini locali nelle principali guide nazionali e anche l’entusiasmo per il Lambrusco espresso da Hugh Johnson, autore della guida vinicola più venduta al mondo. E secondo l’Enoteca regionale (che in quarant’anni ha contribuito molto a migliorare l’immagine del vino regionale) la vendemmia in corso darà meno vino, ma di migliore qualità. Numerose le aziende eccellenti. Partendo dal Lambrusco, si trovano le Cantine Ceci di Torrile, con l’Otello Nero, Medici Ermete, con il Concerto, e Cleto Chiarli con il Lambrusco di Sorbara del Fondatore. Passando al Sangiovese di Romagna Superiore, ecco l’Avi dell’azienda di San Patrignano, fondata da Vincenzo Muccioli, solo il più noto dei suoi prodotti enogastronomici, tra i quali emergono anche i formaggi affinati nelle miniere abbandonate della Romagna. Ma spiccano anche i Sangiovese di Romagna Superiore prodotti dai Poderi dal Nespoli, da Villa Venti, da Calonghi. Sui colli piacentini, Torre Fornello esprime il meglio di Gutturnio, nella versione ferma e frizzante, e Bonarda.

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