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Il Mondo

Per fare squadra si comincia dal vino ... Le iniziative (anche in pool) di Marina Cvetic ... L’affermazione sui mercati esteri ha salvato il vino italiano dalla recessione interna Una compensazione che vale ancora di più per le bottiglie abruzzesi, che fanno fatica a realizzare molto valore aggiunto sugli scaffali della grande distribuzione e nelle enoteche tricolori. Ma che ottengono riconoscimento e ordini dai cinque continenti come non era mai accaduto prima. Merito dei pionieri dell’internazionalizzazione del vino dell’Abruzzo e dei loro eredi, come Marina Cvetic, alla guida della più importante cantina della regione, la Masciarelli, 12 milioni di ricavi con vigne (e oliveti) in diverse province e un rapporto molto stretto con il territorio, anche con i concorrenti, “tutti chiamati a fare squadra”, come invita l’imprenditrice al Mondo, raggiunta a Singapore, impegnata in una delle tante manifestazioni enologiche delle etichette made in ltaly in giro per il mondo: “Stiamo allargando il portafoglio dei distributori all’estero, in particolare nell’Estremo Oriente”.

Meno male che c’è l’export...

Sì, raccogliamo i frutti di un riconoscimento della nostra qualità sui mercati internazionali dopo molti anni di impegno. E lo facciamo spesso in pool. Noi, per esempio, esportiamo il 60% della produzione, il 20% in più in due anni. Soprattutto negli Stati Uniti e Canada, Giappone, Russia, Benelux... E realizziamo iniziative comuni con la cantina Valori

Insomma, ognuno per sé non paga più?

Dobbiamo fare squadra come italiani non solo nel vino. Con molti mercati da conquistare se si agisce insieme.

È difficile per gli italiani fare squadra...

La grande forza del nostro Paese è la cultura, la capacità di sognare e la qualità della vita. Dobbiamo recuperare l’orgoglio di essere italiani, delle nostre terre e delle produzioni.

Un discorso che non vale solo per il vino

R. È un approccio che dovrebbe coinvolgere tutto il sistema agroalimentare abruzzese e italiano, ricco di eccellenze e di valori che i consumatori stranieri sono disponibili a riconoscere. Spetta a noi valorizzare i prodotti e presentarli con le idee giuste. Magari con meno egoismi e cogliendo l’opportunità rappresentata dal favore per l’italian food, dal networking per promuovere il made in Italy e dalle sinergie con la ristorazione tricolore nel mondo, i nostri grandi ambasciatori.

Il momento quindi è favorevole...

Le fasi di difficoltà sono un’opportunità. Per fortuna c’è l’export in questa recessione nazionale...

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