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Il Mondo

Pronti a stappare Io champagno ... Il debutto delle bottiglie dì bollicine francesi (gran cru) con etichetta tricolore ... prima di cantare vittoria ha lottato per almeno un paio di anni contro le ferree regole del Comité interprofessionnel du vin de Champagne (Civc), con sede a Epemay. O, meglio, dei gruppo di potere che difende la francesità delle bollicine più nobili del mondo e di tutta la filiera, cominciare dai terreni. Ma alla fine Enrico Baldin, il primo italiano a possedere una tenuta nello champagne, è riuscito a commercializzare il suo vino con una etichetta, Encry, tutta nuova ma che si rifà al passato e rispetta la tradizione con il nome della maison: Veuve Bianche Estelle. Un percorso pieno di ostacoli e aneddoti, che stanno contribuendo a creare un alone di originalità all’azienda che prende il nome dall’acronimo del proprietario e della moglie, Nadia Nicoli. Lui è un ingegnere paesaggista veneto, specializzato in ripristino ambientale e scopritore di una tecnica per proteggere le viti con la semina di quattro tipi di erbe che evitano il dilavamento del terreno e non rubano elementi nutritivi alle piante. Una tecnica che ha aperto la strada dello champagne e i cancelli dei vigneron a Baldin, già affermato nelle zone agricole italiane, al punto da innamorarsi della regione francese e di insediarsi cogliendo l’opportunità offerta da un piccolo produttore di uve per i grandi nomi, con 7 ettari tra le tenute di Krug e Solon, a Le Mesnil sur Oger, uno dei 17 grands cru nella Còte des blancs. Il vigneron era interessato a cedere 3 ettari di champagne e a conferirgli il raccolto del resto. Non solo. Lo stesso agricoltore ha scoperto che il padre aveva depositato nel 1917 la richiesta di iscrizione della sua tenuta al comitato dello champagne per vinificare e commercializzare all’estero una sua etichetta, Bianche Estelle, possibilità mai esercitata, ma con un parente italiano residente in Francia ha potuto accelerare le pratiche per il passaggio di proprietà dei diritti. Una eccezione, insomma, che sta spingendo Baldin sulla qualità con 27 mila bottiglie prodotte l’anno, che si stanno facendo conoscere tra i ristoratori e gli intenditori dopo aver ottenuto giudizi lusinghieri dagli esperti. Come è avvenuto a Summa, la rassegna organizzata da Alois Lageder a Magrè, in Alto Adige. Con un prossimo traguardo che riguarda la produzione di champagne biologico, una sfida molto difficile per la vicinanza con le grandi tenute tradizionali, ma che conferma lo spirito pioneristico dell’ingegnere di Padova.

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