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Il Mondo

Ottimismo a grappoli per la vendemmia 2013 ... “Vendemmia 2013? Positiva, ma anche la più rischiosa degli ultimi dieci anni. E poiché si dice che i vini migliori nascano alle condizioni più estreme, quest’anno, dopo i pericoli corsi per temperature, piovosità, clima imprevedibili, avremo grandi vini”. Domenico Zonin, presidente Unione italiana vini e vice dell’omonimo gruppo di famiglia, sfida il tempo. Certo, il 2013 ha fatto perdere il sonno ad agronomi ed enologi di ogni dove, ma il caldo di settembre ha ridato vita ai vigneti e il vento sta tirando a favore di una “buonissima annata”. Crede nel re sole anche Lamberto Frescobaldi, neopresidente della Marchesi de’ Frescobaldi, che preannuncia “una vendemmia fantastica”, con “uve con buoni Ph adatti per futuri vini da invecchiamento”. Renzo Cotarella, ad ed enologo della Marchesi Antinori precisa: “Le uve per i grandi rossi sono agli inizi e le prossime settimane climatiche possono fare la differenza. Mentre i bianchi e i rossi già in cantina promettono vini freschi, croccanti, invitanti, dal frutto vivo e spensierato”. Insomma, buone prospettive per i tanti vignaioli che hanno già le uve in casa, come in Sicilia dove “è stato raccolto l’80% del vigneto totale, dopo una stagione abbastanza fredda rispetto agli standard siciliani”, dice Antonio Rallo, presidente del Consorzio doc Sicilia e Assovini, sottolineando le più “basse produzioni dell’isola rispetto ad altre regioni e la boccata d’ossigeno ai viticoltori dal rialzo dei prezzi”. “La raccolta è al culmine. E ovunque ritardata e quindi si può dire che è tornata nella norma. E più abbondante rispetto al 2012 e la qualità delle uve fa prevedere un’annata degna di considerazione, migliore degli ultimi anni, anche se non omogenea”: è il primo consuntivo di Giuseppe Martelli, dg di Assoenologi e presidente Comitato vini Ministero Politiche agricole, mentre tanti vignaioli incrociano le dita in attesa delle varietà tardive, come Sangiovese, Nebbiolo, Cabernet Sauvignon o Aglianico, che si fanno attendere fino a novembre, tenendo sul chi vive i produttori dei grandi rossi italiani. Già nei tini, invece, le uve bianche delle bollicine, Chardonnay, Pinot nero, Glera (Prosecco), Moscato. Ma è presto per tirare le somme: “Un’annata si può giudicare quando il mosto ha ultimato la fermentazione alcolica e poi malolattica e si trasforma da succo in vino”, sottolinea Maurizio Zanella presidente del Consorzio della Franciacorta, area spumantistica in grande spolvero. “Oggi si può valutare la qualità dell’uva che è sana e bella, premessa di un ottimo vino”, conclude Zanella.
In Trentino, le Cantine Ferrari sono la bandiera di un’altra area privilegiata di bollicine: “Vendemmia settembrina dopo 15 anni e dopo un’annata agraria complessa che ha determinato maturazioni disomogenee nella zona” racconta Marcello Lunelli, enologo della maison di famiglia. “Ma la qualità è buona e l’elevata acidità garantisce longevità e sicurezza agli spumanti base”. Ottimismo anche nell’area dei due fratelli del Prosecco superstar: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore docg e il Prosecco doc. E il Gavi? “Annata qualitativamente superiore alla media”, garantisce Gian Piero Broglia, presidente del Consorzio. Come quella delle uve bianche in Alto Adige, dove Stephan Filippi, enologo della Cantina Bolzano e presidente degli enologi altoatesini, evidenzia “maturazione sana ed equilibrata”. Prudente Sergio Zingarelli, presidente del Consorzio Chianti classico, dove la vendemmia del Sangiovese è all’inizio. “A oggi, chi ha saputo lavorare bene il vigneto, e non è stato semplice, si ritrova con uve sane e piene, preludio di vini di qualità e longevità superiori. Ma finché le uve non saranno in cantina, non è corretto un commento definitivo”. Gioca comunque a favore la vendemmia ritardata, che consente al vigneto di completare il suo ciclo vitale, mentre i quantitativi non abbondanti saranno in linea con il passato e i prezzi dello sfuso in leggero aumento: “E bene che le crescite siano costanti, senza scossoni poco gestibili”, commenta Zingarelli. Anche a Montalcino, il tempo del raccolto ha fatto un salto avanti. “Il 2013 è un’annata simile per andamento stagionale e qualità al 1979 che ha meritato le quattro stelle”, stima Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello, ottimista per un frutto che “promette bene” e di fronte a un mercato in cui “gli agricoltori possono contare su prezzi in salita”. A messere ottobre l’ultima
parola.

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