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Il Mondo

Forzieri pieni di bollicine ... Secondo Domenico Zonin, presidente dell’Unione italiana vini, “il Prosecco è lo spumante di maggior successo nel mondo, quello che sta rubando quote di mercato a Champagne e Cava spagnolo”. Se il 2013 è stato l’anno record per il comparto delle bollicine italiane, con incrementi a due cifre dell’export, sia per volumi (1,6 milioni di ettolitri, +15%) sia in valore (572 milioni di euro, +18%), “questa performance è stata trainata proprio dal Prosecco, con crescite del 30%”. Il progresso delle bollicine veneto-friulane influenza, in particolare, la categoria degli spumanti dop, che comprende altre aree di produzione, come Trento doc, Franciacorta, Alta Langa o Oltrepò, e ha registrato nel suo complesso un incremento del 29% circa, sia nel giro d’affari (312,2 milioni di euro) che in volumi (82 milioni di litri). Meno vistoso l’incremento dell’Asti, cresciuto comunque dell’i 1%. E le lancette sono ferme a ottobre, cioè prima dei fuochi d’artificio di fine anno, quando il comparto degli spumanti prende sempre il volo. Insomma, sono le bolle a tenere alta la bandiera dell’export del vino italiano, che nel suo complesso ha portato oltre frontiera in 10 mesi 1,6 miliardi di litri, per un controvalore di 4,1 miliardi, pari a una flessione del 2,7 in volume (causata principalmente dal calo delle vendite dei vini sfusi) compensata però da un incremento dell’8,5% in valore. Wine Monitor di Prometeia conferma: il comparto delle bollicine nazionali rappresenta la tipologia che nell’ultimo decennio ha messo a segno le performance più rilevanti nell’export: più 185% tra il 2002 e il 2012, per un totale di 625 milioni.
Ma appunto, che aria twa tra le vigne del Prosecco superstar? “Con una produzione complessiva di 330 milioni di bottiglie e un potenziale fino a 400 milioni, il Prosecco rappresenta ormai la più grande denominazione d’Europa”, precisa Zonin, che con l’azienda di famiglia rappresenta anche uno dei principali player del comparto (14,5 milioni di bottiglie di Prosecco doc, di cui 2 milioni in Italia, con export + 25% nel 2013), vantando la leadership nella grande distribuzione, nella fascia sopra i 5 euro. “L’importante però è non dormire sugli allori”, avverte Zonin. “Bisogna vendere ciò che si produce per evitare lo sviimento dei prezzi con danno per l’immagine. Nel caso sarà opportuno congelare parte della produzione, spostando le uve eccedenti verso vini bianchi da tavola e igt (vini a indicazione geografica tipica)”.

ELDORADO VALDOBBIADENE

Fin qui però il vento soffia a favore. A cominciare dai risultati conseguiti nell’area più preziosa di produzione, quella che si può fregiare della docg (denominazione di origine controllata e garantita), ed è concentrata nei 5.896 ettari di vigneti coltivati nel piccolo temtorio collinare di Conegliano Valdobbiadene, ai piedi delle Alpi trevigiane. “Nel 2013 la produzione ha toccato 72 milioni e 420 mila bottiglie, con un incremento delle vendite del 5,33% e un giro d’affari complessivo di 470 milioni”, fotografa Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco docg. “Determinante l’apporto dell’export, che ha consolidato la nostra presenza negli 80 Paesi importatori, registrando una crescita nell’ordine del 6%”. Significativa la performance in un mercato difficile come il Regno Unito (in cui le maggiori catene distributive dettano legge), che rappresenta oggi il terzo mercato di esportazione della produzione docg, dopo la Germania (che è il primo mercato al mondo per il Prosecco e ha registrato una flessione), e la Svizzera. Exploit in Usa: come rileva il Corriere vinicolo su dati Nielsen, nel 2013 la metà delle vendite italiane di spumanti negli States è rappresentata dal Prosecco, per un controvalore di 113 milioni di dollari. L’incremento è stato a 2 cifre anche sul più giovane mercato russo, e in Cina e “le verifiche finali dei conti 2013 dovrebbero fare emergere il raggiungimento di un sostanziale equilibrio tra l’export e il mercato interno, che fino al 2012 rappresentava il 58% del fatturato totale”, precisa Nardi, che aggiunge: “Siamo davvero soddisfatti, anche perché sta aumentando nel consumatore del Prosecco superiore docg la consapevolezza di scegliere un prodotto fortemente identificato con un territorio”. Quanto alle prospettive, nonostante il duro mercato interno, con le vendite nella Gdo che tengono e quelle nel canale horeca (hotel, ristoranti, catering) in lieve flessione, il barometro segna buon tempo. Anzi, buonissimo, anche nella ben più vasta area della produzione Doc (denominazione di origine controllata), che si spalma in nove province tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, impegnando un totale di 20 mila ettari. Anche il Consorzio presieduto da Stefano Zanette vanta successi à gogo oltre confine: l’ultimo in Russia, dove il Prosecco doc è diventato il vin d’honneur del celebre museo Ermitage di San Pietroburgo per i prossimi 5 anni. Accordo, siglato due mesi fa, che pesa come oro sull’immagine del vino, e si traduce in forniture a partire da 500 mila bottiglie l’anno.

PASSEPARTOUT SENZA STAGIONE

Vmo facile, allegro e dal prezzo contenuto, il Prosecco ha l’invidiabile caratteristica e il suo punto di forza nell’essere “lo spumante più destagionalizzato nei consumi”, dice al Mondo Virgilio Romano, director cliente service di In (società leader in analisi di mercato). “In pratica se le feste di fine anno pesano per circa il 60% sulle vendite complessive degli altri spumanti, per il Prosecco incidono per non più del 23%”. Non a caso il Pmsecco vince anche in Italia, come dimostrano le vendite nella Gdo, il canale da cui passa tra il 60 e il 70% del mercato italiano di vini e spumanti. Il primo consuntivo 2013 tirato dall’in rivela infatti che le vendite di spumanti nella grande distribuzione hanno sfiorato i 294 milioni, con una crescita complessiva del 3,6% (+2,5 in volume) e il Prosecco rappresenta il 32,8% del totale, con una crescita portentosa del 9,9% sia in valore che in volumi. “Il Prosecco non è più un fenomeno, ma una grande realtà”, sostiene Pierluigi Bolla, presidente Valdo, la cantina numero uno del mercato nella gdo, con 11 milioni di bottiglie, leader anche nella categoria docg (+20% export, +4% in Italia, +10% in totale). “È un prodotto italiano che rappresenta bene lo stile di vita di oggi. Ma non bisogna farsi ubriacare dal successo, è indispensabile pensare ai prossimi anni e fare attenzione alla politica pericolosa di canrnbalizzazione dei prezzi: forse è necessario rinunciare a un po’ di quantità per aumentare qualità e immagine, perché un Prosecco sullo scaffale a 1,90 euro famaleatuttoil comparto”, scandisce Bolla. Tra i big del Prosecco, Carpené Malvolti, cantina storica del Conegliano Valdobbiadene docg, mantiene saldamente la seconda posizione sul totale venduto, e si conferma leader nel segmento premium pnice, “quello che registra le migliori performance di crescita dell’intera categoria Prosecco, di cui Carpené Malvolti rappresenta una quota del 74% sia per volumi che in valore”, precisa Domenico Scimone, global sales & marketing director dell’azienda. Si consolida nei piani alti del mercato docg anche Cantine riunite & Civ con le etichette Maschio; in forte crescita la Cantina produttori di Valdobbiadene guidata da Aldo Franchi. Tra i primi anche La Gioiosa di Giancarlo Moretti Polegato, Martini& Rossi, Mionetto, Tosti. Nell’ambito della doc, si fanno notare anche la Cantina viticoltori Ponte diretta da Massimo Benetello, Campari, Conti. Tra le aziende più presenti nella gdo, le uniche ad avere registrato un incremento della quota di mercato negli ultimi 12 mesi sono Cantina produttori Valdobbiadene, Togni e Santa Margherita. In progresso anche i prodotti Private label.

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