Non ci sono solo i dazi e non c’è solo il vino a preoccupare l’agroalimentare italiano in questo 2020 appena iniziato. L’annuncio, dopo mesi di tensioni, di un nuovo accordo commerciale tra Cina e Usa, che verrà firmato il 15 gennaio, avrà inevitabilmente ricadute importanti sugli equilibri del commercio mondiale delle materie prime agricole, a partire dalla soia. Come sottolinea la Confagricoltura, infatti, da parte statunitense è stato indicato che le autorità di Pechino hanno assunto l’impegno a far salire almeno fino a 40 miliardi di dollari in due anni le importazioni di prodotti agroalimentari dagli Usa. “Dovremo esaminare con grande attenzione i contenuti del nuovo accordo tra Stati Uniti e Cina. Dalle anticipazioni che sono state diffuse - ha sottolineato il presidente dell’associazione agricola Massimiliano Giansanti - l’intesa potrebbe alterare i flussi e le dinamiche del mercato delle commodities agroalimentari a livello mondiale. In pratica, le importazioni della Cina dovrebbero raddoppiare in valore rispetto ai livelli in essere fino all’avvio del contenzioso commerciale. L’aumento andrebbe a scapito degli altri principali fornitori del mercato cinese: Unione europea, Australia, Argentina e Nuova Zelanda. Da parte nostra, invitiamo la Commissione Ue a valutare se la nuova intesa tra Stati Uniti e Cina rispetta in pieno le regole del Wto - Organizzazione Mondiale del Commercio in materia di libera concorrenza”.
Tornando alla soia, tra le commodity che meglio raccontano l’andamento dei mercati e gli equilibri geopolitici oltre che economici, a seguito del crollo delle esportazioni verso la Cina, gli Stati Uniti sono diventati il primo fornitore sul mercato europeo, con un’incidenza di oltre il 70% sul totale delle importazioni, percentuale più che raddoppiata rispetto alla situazione in essere alla metà del 2018. “Questa situazione è destinata a cambiare - ha aggiunto il presidente Confagricoltura - a seguito della nuova intesa tra Stati Uniti e Cina e la prevedibile ripresa delle esportazioni di soia statunitense verso il mercato cinese. Fino all’avvio del contenzioso commerciale, il 60% delle esportazioni complessive di soia degli Usa era destinato alla Cina. Dovremo verificare con attenzione gli effetti sui prezzi della rotazione dei flussi commerciali, che sembra prossima. Inoltre, a livello europeo, occorre varare un piano straordinario per l’aumento della produzione di cereali e proteine vegetali, al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni dai Paesi terzi”. Anche perché, l’inversione di marcia è già iniziata, visto che le importazioni cinesi di soia prodotta negli Usa sono già in ripresa. Nel novembre 2019, stando ai dati del Ministero dell’Agricoltura di Pechino, gli acquisti sono ammontati a 2,6 milioni di tonnellate: il quantitativo mensile più elevato dall’inizio del 2018.
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