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IL NUOVO PRESIDENTE DELL’UIV LUCIO MASTROBERARDINO: “I PUNTI CRITICI DEL SETTORE SONO UNA VITICOLTURA PER LA QUALITÀ ANCORA GIOVANE, LA MANCANZA DI UNA SPECIALIZZAZIONE DELLE AZIENDE E DI UNA MAGGIORE PROMOZIONE DEL VINO ITALIANO ALL’ESTERO”

WineNews ha intervistato a tutto campo, sui temi più caldi del mondo del vino, Lucio Mastroberardino, fresco presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Unione italiana Vini (Uiv), in rappresentanza delle circa 500 aziende associate che esprimono il 50% del fatturato del settore vitivinicolo Made in Italy ed oltre il 90% delle sue esportazioni.

Il nuovo presidente punta dritto alle criticità del comparto che, spiega “sono tante” a partire da “una viticoltura per la qualità ancora giovane, a fronte di una quantità importante di vigneti obsoleti”. “L’Italia è il Paese dei comuni e dei campanili, dell’uno contro l’altro - ammonisce il presidente dell’Uiv - se individualmente possiamo andare più veloci, insieme potremmo andare più lontano. Bisognerebbe che ogni realtà produttiva avesse coscienza della propria identità e dei propri valori, invece di mettersi in concorrenza con chiunque. Il vino italiano è ancora in una fase di consolidamento della propria immagine. Nei mercati mondiali abbiamo ancora pochi marchi veramente famosi e, quasi sempre, sono i marchi delle denominazioni”.

Fra i problemi più stingenti che insidiano il mondo del vino italiano resta infatti “la proliferazione di nuove denominazioni d’origine - prosegue Mastroberardino - che mancano completamente di una pianificazione commerciale. Nel nostro mondo - commenta - si guarda ad una denominazione come ad un punto d’arrivo”. Nel merito delle dinamiche aziendali il neo eletto presidente sottolinea che “molte aziende stentano ancora a trovare una propria identità, tendendo a fare un po’ di tutto senza correttamente specializzarsi nel valorizzare le proprie potenzialità”, preludio ad una difficoltà più generale che rimane “la valorizzazione e promozione del vino italiano all’estero. C’è ancora abbastanza confusione - nota Mastroberardino - soprattutto nei confronti dei mercati maturi. Si convogliano molte energie nella ricerca di nuovi sbocchi sui mercati emergenti, trascurando un po’ quelli storici che a livello di numeri, continuano ad essere quelli più importanti”.

E proprio sul fronte dei mercati esteri, Mastroberardino commenta che “è vero che l’export oggi sta tirando, ma il 2008 e il 2009 sono stati due anni caratterizzati da un forte fenomeno di “de-stocking”, nel quale il sistema distributivo ha tagliato, talvolta anche in modo drammatico, i propri magazzini. I distributori - spiega Mastroberardino - hanno decisamente preferito avere un “out” stock che avere una ennesima bottiglia che sta ferma in magazzino e tiene impegnato del capitale. Un distributore, specialmente di uno dei mercati più maturi, è molto facile che abbia per determinate referenze, 5-10 differenti aziende in portafoglio. Se una di queste manca, può sempre soddisfare la richiesta dei propri clienti con le altre e così non si carica il magazzino, non si immobilizza del capitale e l’azienda risulta più efficiente dal punto di vista finanziario”. Ma cosa succede dal lato delle imprese vitivinicole? “è in atto un riposizionamento degli assortimenti di gamma - spiega il presidente dell’Uiv - che sta generando una ripresa delle vendite verso i mercati esteri. Ora il problema è quello di capire se è una ripresa strutturale oppure, semplicemente, legata alla ricostruzione delle scorte di magazzino. Il 2010 sembra essere partito con il piede giusto, evidenziando un trend positivo, ma aspetterei ancora un po’ per dare giudizi definitivi, perché in alcuni mercati, Usa per esempio, i fatturati più importanti arrivano negli ultimi tre mesi dell’anno”.

Infine, Lucio Mastroberardino inquadra la tematica che in Italia sta assumendo un profilo decisamente allarmante: “fra i driver che influenzano in modo determinante i consumi nel nostro Paese - sottolinea - c’è senza dubbio quello delle nuove leggi sul tasso alcolico. Ma il problema della guida in stato d’ebbrezza è un problema sociale e non di consumo. Una persona responsabile, come un sano consumatore di vino, è anche un consumatore moderato, a differenza di chi approccia il consumo di qualunque bevanda come una occasione di sballo, e in questo ultimo caso, non lo ferma nessuno. Il consumatore responsabile, quindi, si fa carico del proprio senso civico e probabilmente si limita anche di più di quello che sarebbe necessario, mentre chi ha deciso di violare un comportamento etico lo fa e basta. Sappiamo benissimo - continua Mastroberardino - che continuano ad accadere incidenti legati a persone che sono sotto l’effetto di alcol, eccitanti e droghe, però nessuno può dirci per certo quanto incida l’effetto dell’alcol o delle altre sostanze o quanto incida un effetto mix tra alcol e droghe. Insomma - conclude il presidente dell’Uiv - un dato evidente è che questi provvedimenti rischiano soltanto di colpire i consumatori più avveduti”.

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