Atteso e nato dalla sintesi di tanti incontri a livello europeo, piace alle organizzazioni del vino italiano il “Pacchetto Vino” presentato, oggi, dal Commissario Europeo all’Agricoltura Christophe Hansen. Una proposta che, spiega per esempio Federvini, “rappresenta una risposta concreta e tempestiva alle raccomandazioni formulate dal Gruppo di Alto Livello sul futuro del settore vitivinicolo europeo lo scorso dicembre, nonché un primo tangibile segnale di quel cambio di rotta annunciato nelle scorse settimane insieme al Commissario Fitto con il documento programmatico “Vision for Agriculture and Food” tanto atteso dal mondo produttivo”.
“Apprezziamo il “Pacchetto Vino” non solo per la tempestività con cui la Commissione Europea ha voluto dare seguito alle istanze del settore, ma soprattutto per la qualità delle soluzioni individuate - dichiara Micaela Pallini, presidente Federvini - accogliamo con favore l’approccio pragmatico e moderno che si intende adottare sull’etichettatura, che permetterà l’identificazione del codice Qr tramite simboli o pittogrammi per sfruttare a pieno le enormi potenzialità offerte dall’informazione digitale del consumatore. A ciò si aggiungono le novità in materia di promozione dei vini sui mercati dei Paesi terzi e le maggiori risorse per gli investimenti di mitigazione del cambiamento climatico, ulteriori elementi che vanno nella direzione da noi auspicata”. Federvini sottolinea, inoltre, “l’importanza delle nuove disposizioni in materia di prodotti vitivinicoli aromatizzati a basso o nullo contenuto alcolico che darà rinnovato slancio a questo importante comparto dell’industria italiana. L’introduzione di una terminologia più chiara e coerente - con le diciture “zero alcol”, “senza alcol” e “a bassa gradazione” - e la possibilità di produrre vini aromatizzati a partire da vini dealcolati e parzialmente dealcolati, costituiscono un riconoscimento importante dell’evoluzione dei gusti e delle abitudini di consumo, oltre che un’opportunità concreta di innovazione per le imprese del settore”.
“La Commissione ha saputo ascoltare il settore e dare risposte puntuali - prosegue Pallini - in un momento segnato da nuove sfide globali, dall’impatto del cambiamento climatico all’emergere di nuovi modelli di consumo, il “Pacchetto Vino” offre strumenti di gestione più flessibili, sostiene gli investimenti orientati alla sostenibilità e rinnova l’impegno europeo a favore della competitività dei nostri produttori e delle comunità che vivono nelle regioni viticole. Federvini seguirà con attenzione l’iter legislativo conseguente alla proposta, auspicando che si arrivi rapidamente all’approvazione definitiva e alla piena attuazione delle misure previste, nell’interesse comune dell’intera filiera vitivinicola”.
Positivo anche il commento di Unione Italiana Vini - Uiv, secondo cui “la proposta risponde alla necessità di sviluppare interventi normativi specifici e mirati per il nostro settore in un momento così delicato su tutti i fronti, da quello geopolitico a quello economico-commerciale, ma anche ambientale e sociale”, commenta il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti. “Apprezziamo non solo la rapidità dell’intervento - ha proseguito Castelletti - ma anche lo sforzo a includere buona parte delle raccomandazioni del Gruppo di Alto Livello per il futuro del vino nell’Ue. Con la consapevolezza degli effetti drammatici che l’eventuale entrata in vigore di dazi da parte degli Usa avrebbe sull’intero settore europeo, riteniamo che questa proposta rappresenti oggi un buon punto di partenza. Siamo a disposizione del Ministero dell’Agricoltura e del Parlamento Europeo per dare il contributo della filiera al perfezionamento del testo in vista della discussione e approvazione del regolamento”.
Tra gli elementi positivi ravvisati, secondo Uiv, il rinvio agli aiuti nazionali per finanziare eventuali misure di contenimento produttivo, scongiurando il ricorso ai fondi Ocm per interventi di distruzione del prodotto come la distillazione e gli espianti. “Il testo della Commissione pone inoltre l’accento sulla possibilità di ridurre le rese e apre alla possibilità di allungare i tempi delle autorizzazioni al reimpianto, uno strumento più flessibile e a costo zero. Si accoglie poi con grande favore la semplificazione sia sul fronte dei dealcolati, con proposte che intervengono a regolarne produzione e nomi delle tipologie, ma anche per la digitalizzazione delle informazioni al consumatore. Infine, le indicazioni della Commissione recepiscono le richieste di Unione Italiana Vini per una semplificazione della misura promozione volta a consentire azioni di consolidamento e rafforzamento dei mercati”.
“Le proposte avanzate dal Commissario sono improntate ad una visione strategica e lungimirante per il settore vitivinicolo europeo, con particolare riferimento alla razionalizzazione dei diritti di reimpianto, alla flessibilità nelle autorizzazioni e all’apertura a nuove categorie di prodotti come i vini dealcolati e parzialmente dealcolati”, aggiunge dal canto suo Luca Rigotti, presidente del settore vitivinicolo di Fedagripesca Confcooperative. “In particolare, l’estensione dei diritti di reimpianto da 3 a 8 anni, unitamente alla sospensione delle penali, è una misura che consentirà ai produttori di adattarsi con maggiore versatilità ai cambiamenti climatici e di mercato, programmando le coltivazioni su un orizzonte temporale più ampio, senza il timore di sanzioni. La scelta di mantenere il vincolo di tre anni per i nuovi impianti, con sanzioni, dimostra un approccio equilibrato, che evita il rischio di sovrapproduzione, garantendo alle aziende la possibilità di rinnovarsi gradualmente”, commenta Rigotti.
La maggiore autonomia concessa agli Stati membri nel rilasciare autorizzazioni per reimpianti e nuovi vigneti è, secondo Confcooperative, “un altro punto di forza”, dal momento che “decentralizzare tali decisioni permette di adattare le politiche produttive alle specificità climatiche, economiche e territoriali di ciascun Paese, valorizzando le eccellenze locali senza compromettere gli obiettivi comunitari”. La rimozione delle autorizzazioni inutilizzate entro il 2026, senza penalizzazioni, libera inoltre risorse inattive, premiando chi investe concretamente e scoraggiando la speculazione. Inoltre . proseguono le Cooperative - la revisione delle regole per i vini dealcolati e parzialmente dealcolati, compresi gli spumanti e quelli aromatizzati, è un segnale di modernità e attenzione alle tendenze di mercato. L’introduzione di terminologie chiare come “Vino senza alcol” e “Vino a bassa gradazione” elimina ambiguità, garantendo trasparenza per i consumatori e facilitando l’export. Questa standardizzazione, unita alla flessibilità produttiva, apre le porte a un mercato in forte crescita”.
“L’Europa, patria di tradizioni enologiche millenarie, dimostra così di saper conciliare heritage e innovazione - aggiunge Rigotti - posizionandosi come leader anche in questo segmento emergente. La possibilità di produrre spumanti dealcolati e vini aromatizzati amplia inoltre il ventaglio di offerta, attirando nuovi consumatori e diversificando l’offerta delle cantine. L’armonizzazione, infine, delle etichette elettroniche attraverso un Qr code unificato e l’uso di pittogrammi appare - secondo Rigotti - “una scelta visionaria”. Ridurre gli adempimenti burocratici per i produttori, evitando il rischio di respingimenti alle frontiere intra-Ue, semplifica gli scambi e abbassa i costi, favorendo in particolare le Pmi, che spesso faticano a sostenere oneri amministrativi multipli. In conclusione - commenta il presidente del settore vino di Confcooperative - il pacchetto di misure annunciate oggi, da un lato rafforza i diritti delle imprese e snellisce le procedure, riconoscendo la necessità di adattamento a crisi strutturali e climatiche, dall’altro dimostra di voler abbracciare innovazione e nuovi mercati, senza tradire l’identità del settore. Un buon equilibrio tra tutela della tradizione e slancio verso il futuro, che merita ampio sostegno. Auspichiamo, infine, che Consiglio e Parlamento Ue procedano speditamente ad una approvazione in tempi rapidi, introducendo una adeguata flessibilità finanziaria, oggi necessaria per il settore”.
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