Don Luigi Chiampo è il parroco di Bussoleno, in Val di Susa, ed è il fondatore del rifugio Fraternità Massi di Oulx, a pochi chilometri dal confine tra Italia e Francia: un centro nato per ospitare i migranti di passaggio sulla rotta alpina, un’antica casa vacanza dei salesiani che era rimasta vuota e inutilizzata. Nigeriani, libici, afgani, pakistani, siriani, iracheni. Persone impaurite ed estenuate dal lungo viaggio e che vogliono andare oltre le Alpi verso Francia, Inghilterra, Belgio o i Paesi scandinavi. Chi è da solo, chi con famiglia, al freddo di questa stagione e di passaggio anche sotto il periodo natalizio. Potranno trovare un pasto caldo nel rifugio di Don Luigi che per le feste non mette certo il suo impegno sociale in ferie: una pasta al sugo nel nome dell’accoglienza, un pranzo delle feste diverso che mette al riparo i migranti, oltre che dal gelo, anche dalle guerre e della violenza vissute fuori. Si mangia alle 12, perché alle 13 da Oulx parte l’autobus che accompagna le persone a Claviere, dove dovranno decidere se tentare di passare in Francia subito, nel pomeriggio, o se aspettare la notte.
Se vengono respinti dai gendarmi francesi al confine, i volontari della Croce Rossa di Susa partono nel cuore della notte e vanno a prenderli, per poi portarli a Oulx, per rimettersi in forze e riprovarci, magari la notte successiva. Nel frattempo gli ospiti, come si legge sul loro sito, possono usufruire di un pasto caldo, una doccia, un posto letto e la colazione. La permanenza presso il rifugio è limitata a uno o due giorni: non è un centro di accoglienza, ma un punto di approdo temporaneo per quanti, nel proprio viaggio, hanno bisogno di una sosta nel cammino. È nato grazie al Don Luigi, classe 1959, con lo scopo di far fronte all’emergenza migranti esclusivamente dal punto di vista umanitario, un servizio di accoglienza libero e anonimo e un punto di riferimento per queste persone che sfidano il freddo e la montagna. Il centro è divenuto anche uno spazio aperto al volontariato di valle e un osservatorio delle dinamiche migratorie che interessano il nostro territorio.
Negli anni il progetto del rifugio si è andato modificando e ha visto un progressivo intensificarsi delle sue attività. Nato come punto di accoglienza libero ed anonimo, è divenuto presto un riferimento per i migranti che sfidano il freddo e la montagna per proseguire il proprio cammino verso altri Paesi europei. Nel 2020 l’arrivo della pandemia Covid-19 ha inevitabilmente modificato la tipologia di accoglienza che al rifugio veniva offerta, con il modificarsi non solo delle misure di sicurezza da mettere in atto, ma della tipologia di flussi, i quali sono aumentati in numero e modificati in utenza.
E Don Luigi è un prete particolare: è schierato in prima linea in difesa di profughi e rifugiati che cercano di valicare le Alpi. Originario di Condove, in Val di Susa, ha un passato da operaio e atleta e, da giovane, alternava la sua vita tra podio e acciaieria. A tempo perso, poi, faceva il volontario al Cottolengo e aiutava in cascina. Nel 1978 era addirittura arrivato primo alla maratona di Torino e ha gareggiato nella squadra di Fiat Iveco, la Sisport, uno dei migliori team di atletica leggera. Poi ha maturato la vocazione. Un parroco solidale che insieme ai volontari metterà a tavola i migranti anche a Natale: spaghetti o pasta corta, un pasto caldo per provare a festeggiare comunque quello che è un giorno di festa. Nel pieno della solidarietà.
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