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IL PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI SERGIO MARINI: “LA CRISI E’ UN’OPPORTUNITA’ … SARÀ UNA FILIERA ITALIANA: TUTTI I PROCESSI DEVONO AVVENIRE IN ITALIA (DA PRODUZIONE AGRICOLA A TRASFORMAZIONE) A VANTAGGIO DI AGRICOLTORI, E DELL’ECONOMIA DEI TERRITORI”

“La crisi mettendo in evidenza in maniera drammatica le inefficienze di un mercatismo spinto agli eccessi e di un’assenza di regole anti speculative nel mondo finanziario, può rappresentare una occasione unica per ridare alle cose un nuovo ordine e far riacquisire il primato alla verità e concretezza che sono le parole d’ordine dell’agricoltura italiana”. Lo ha affermato il presidente Sergio Marini alla Convention Coldiretti “Stop a inganni e speculazioni. Nasce la filiera agricola tutta italiana”.
Su queste basi, Coldiretti interpreta quindi la situazione attuale come opportunità per proporre al Paese un progetto in favore delle imprese italiane e dei consumatori. Secondo il presidente della Coldiretti, due sono gli ostacoli da superare. “Il primo vero problema dell’agricoltura è determinato dal suo basso potere contrattuale che - ha sottolineato Marini - non riesce a far valere la ricchezza della produzione nei confronti degli altri attori della filiera. Basti pensare che per ogni euro speso dal consumatore, solo 17 centesimi finiscono nelle tasche degli agricoltori. Il resto va all’industria, ai servizi e soprattutto alla grande distribuzione organizzata che schiaccia con il suo potere il resto della filiera”.
Il secondo vero problema denunciato da Coldiretti sta nel fatto che “per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti situati in Italia, si sviluppa un made in Italy alimentare 5 volte più grande tra contraffazioni e imitazioni. A fronte di 20 miliardi di export made in Italy nel mondo, ci sono altri 60 miliardi generati da prodotti che non hanno mai visto il nostro Paese e, tolti i prodotti a denominazione di origine, solo un prodotto su tre di quelli venduti nella grande distribuzione italiana è realizzato con prodotti agricoli italiani. E tutto questo nessuno lo sa”.
Nonostante ciò l’agricoltura italiana è una grande realtà che ha in sé le potenzialità per trovare una nuova strada. Da qui l’intenzione di Coldiretti di realizzare “un grande sistema agroalimentare, che premi i produttori e offra ai consumatori prodotti di qualità e a un prezzo giusto”. Per Sergio Marini il “meccanismo perverso dei bassi prezzi, che provoca effetti devastanti sul tessuto imprenditoriale e sul potere di acquisto dei consumatori”, può essere contrastato grazie al progetto che la Coldiretti ha lanciato in tutto il Paese: la costruzione di una filiera agricola tutta italiana firmata dagli agricoltori.
“Sarà una filiera italiana fino in fondo - ha sottolineato Marini - perché tutti i processi devono avvenire in Italia, dalla produzione agricola rigorosamente Made in Italy alla trasformazione effettuata nel nostro Paese, a vantaggio non solo degli agricoltori, ma di tutta l’economia e dei territori; sarà una filiera agricola in quanto gestita per una parte sempre più importante direttamente dagli agricoltori; sarà una filiera firmata nel senso che renda visibile e riconoscibile “l’italianità” nei confronti del consumatore finale, basandosi sulla trasparenza della filiera, sull’indicazione dell’origine in etichetta e sul legame del prodotto con il territorio di riferimento”.
La “firma” contraddistinguerà il prodotto agricolo in ogni canale di vendita, sia esso il “farmers market” o lo scaffale del supermercato o ancora l’export. “Insomma - ha continuato Marini - un modo per trasferire e rendere riconoscibile al consumatore il valore dell’agricoltura e degli agricoltori italiani nei prodotti alimentari”.
“Non è un progetto contro qualcuno - ha puntualizzato il presidente della Coldiretti -. È un modo per creare più concorrenza, più trasparenza, più potere contrattuale per gli agricoltori, più vantaggi per i cittadini e, soprattutto, per valorizzare e distinguere il vero made in Italy fatto di agricoltura italiana”.
“Coldiretti sta offrendo - ha dichiarato Sergio Marini - un’opportunità all’agricoltura, all’economia, all’Italia. Ecco perché ci sembra appropriato definire il progetto per una filiera agricola tutta italiana “un progetto per il Paese”.
“Alla politica chiediamo di credere assieme a noi in questo progetto, di investire sui valori distintivi che hanno reso unico il nostro agroalimentare agli occhi dei consumatori italiani e del mondo”. Di assicurare competitività e pari opportunità all’agricoltura e di investire nel progetto e sui soggetti che lo stanno interpretando anche superando le emergenze come il mancato finanziamento del Fondo di Solidarietà nazionale indispensabile per difendere le imprese dalle avversità atmosferiche favorite dai cambiamenti climatici. Di impegnarsi insieme a noi nella lotta alla contraffazione con l’applicazione della legge sulla etichettatura obbligatoria dell’origine su tutti i prodotti agricoli e alimentari e continuando l’impegno sulla strada della tutela della proprietà intellettuale e della lotta alla contraffazione e all’agro-pirateria all’estero. Ma soprattutto - ha concluso Marini - chiediamo che sia riconosciuto il ruolo strategico del progetto con un incoraggiamento a completarlo velocemente”.

Focus - Made in Italy: su scaffali sono “finti” 2 prodotti su 3. Lo dice Coldiretti
Solo un prodotto su tre di quelli venduti nella grande distribuzione italiana è realizzato con prodotti agricoli italiani, ma nessuno lo sa. E’ per questo che Coldiretti si è impegnata nella realizzazione una filiera agricola tutta italiana, un grande sistema agroalimentare, che premi i produttori e offra ai consumatori prodotti di qualità e a un prezzo giusto. Lo ha affermato il presidente di Coldiretti, Sergio Marini.
Secondo il presidente della Coldiretti, “per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti situati in Italia, si sviluppa un made in Italy alimentare cinque volte più grande tra contraffazioni e imitazioni. A fronte di 20 miliardi di export Made in Italy nel mondo, ci sono altri 60 miliardi generati da prodotti che non hanno mai visto il nostro Paese e, tolti i prodotti a denominazione di origine, solo un prodotto su tre di quelli venduti nella grande distribuzione italiana è realizzato con prodotti agricoli italiani. E tutto questo nessuno lo sa”.
Con il “piano spesa sicura” della Coldiretti vengono smascherati - ha affermato Marini - gli inganni del finto made in Italy che riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche quattro cartoni di latte a lunga conservazione su cinque che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.
Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (98%) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale.
Il pressing della Coldiretti ha portato all’obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, all’arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all’obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, all’obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all’etichetta del pollo made in Italy per effetto dell’influenza aviaria dal 17 ottobre 2005 e all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008. Dal primo di luglio arriva anche l’obbligo di indicare l’origine delle olive impiegate nell’extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50% della spesa - ha concluso la Coldiretti - l’etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine.

Gli esempi - Gli inganni a tavola all’insaputa dei consumatori

- Due prosciutti su tre venduti come italiani ma provenienti da maiali allevati all’estero;
- Quattro cartoni di latte a lunga conservazione su cinque che sono stranieri senza indicazione in etichetta;
- Oltre un terzo della pasta che è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia;
- La metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.
Fonte: elaborazioni Coldiretti

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