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Il Prosecco punta alla sostenibilità “di sistema”: non più solo di acqua, aria e suolo, ma anche economica e sociale. Lo farà con lo standard Sopt di Equalitas. Il presidente del Consorzio Prosecco Doc Stefano Zanette: “così si va oltre il bio”

“Oltre al rispetto di aria, acqua e suolo, questo sistema contempla che le produzioni siano meritevoli anche di ottenere la certificazione economica e sociale. Quest’ultima è la maggior sfida che ci siamo imposti nell’avviarci verso la certificazione territoriale: dobbiamo fare in modo che in futuro si possa dire che siamo un intero territorio sostenibile”. Parola del presidente del Consorzio Prosecco Doc dal presidente Stefano Zanette alla presentazione, ieri a Treviso, dello standard Equalitas Sopt (Sostenibilità della filiera vitivinicola: organizzazioni, prodotti, territori). Equalitas, dopo un lungo percorso che ha richiesto tre anni di incontri per giungere ad una piena condivisione tra gli attori della filiera vitivinicola a livello nazionale, è una società che propone una nuova forma di certificazione volontaria per la definizione di requisiti ed indicatori della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Tra i soci fondatori conta alcuni dei più importanti attori del panorama vitivinicolo italiano: Federdoc, Unione Italiana Vini, Csqa-Valoritalia, 3aVino e Gambero Rosso e ha costituito un Comitato scientifico formato da accademici autorevoli nell’ambito della sostenibilità, come l’illustre professor Attilio Scienza, presidente del Comitato, al quale è stato affidato il compito di assicurare robustezza e valore scientifico allo standard Sopt. E Zanette non esclude che tale certificazione in futuro possa diventare una condizione sine qua non per poter utilizzare il termine Prosecco. Per il bene del “sistema Prosecco”, ma soprattutto per il bene del territorio.
“Lo standard Sopt di Equalitas - ha spiegato Maria Chiara Ferrarese, direttore tecnico di Equalitas - si basa sulla visione olistica di sostenibilità che soddisfacendo i tre pilastri: ambientale, sociale ed economico, consente di certificare aziende sostenibili, prodotti sostenibili e territori sostenibili”. L’Italia è il Paese più virtuoso d’ Europa e del mondo sul fronte della sostenibilità e delle certificazioni, ma non si è mai imposta sullo scenario internazionale proponendosi come modello. Ha invece accettato, finora, di adeguarsi agli standard proposti da altri Paesi che meglio hanno saputo affermarsi, in termini di riconoscimento, in questo ambito. Con “Equalitas, quindi, per la prima volta il mondo del vino, coeso, si dota di regole in materia di sostenibilità e ambisce a farle riconoscere a livello istituzionale oltre che ai mercati internazionali”.
Oltre al bilancio economico ovvero la capacità di generare reddito e lavoro, si considera essenziale il bilancio ambientale (capacita di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali) e appunto il bilancio sociale: la capacità di garantire condizioni di benessere umano (i diritti umani, le pratiche di lavoro, le pratiche operative leali, tutela dei consumatori, coinvolgimento e sviluppo della comunità, la qualità culturale e la salubrità del prodotto e del suo gesto di consumo). Ecco quindi le “buone pratiche sociali” - relative a gestione e crescita dei lavoratori fino ad arrivare a come si relaziona l’azienda con chi la circonda - e le “buone pratiche di comunicazione”, cioè l’impegno da parte dell’azienda a rendere noto ciò che essa fa (processo anch’esso assoggettato al controllo di un ente terzo).

“Il percorso della denominazione Prosecco Doc è iniziato nel 2009, quando è nato, contando su una produzione di 945.000 ettolitri che nel 2015 ha raggiunto 3.400.000 ettolitri di Prosecco Doc con una crescita del 260% - ha spiegato il presidente Zanette - nel frattempo è cresciuto anche il valore delle uve, passato da 55 centesimi al chilo del 2009 ai 110 centesimi dell’ultima vendemmia. Non dimentichiamo inoltre che in termini di Plv (cioè la capacità di generare reddito), il Prosecco oggi è una delle denominazioni più rilevanti: con un aumento del 83%, dai 10.800 euro per ettaro del 2009 si è passati a 20.000 di oggi. Questi dati dimostrano quanto importanti siano i progressi compiuti in questi ultimi anni
- prosegue Zanette - ora è arrivato il momento di investire sul territorio andando nella direzione della sostenibilità, superando i limiti attualmente imposti dalla legge, molto più permissiva di quanto noi vorremmo”.

“Non si tratta di una norma fra le tante - conclude Zanette - ma di una pratica che vuole concretamente rappresentare la sostenibilità del vino, da applicare in Italia ma soprattutto da far riconoscere all’estero. Dopo l’imprimatur del Ministro Martina, si sta ora lavorando al riconoscimento istituzionale dello standard e al suo accreditamento presso la gdo internazionale. Come Consorzio siamo disponibili a valutare anche l’ipotesi di erogare incentivi a favore di coloro che aderiranno a tale sistema di certificazione”.

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