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ATTUALITÀ

Il ritorno dell’Irpef agricolo, la Premier Meloni: “ne beneficiavano soprattutto le grandi imprese”

La misura presa non trova tutti d’accordo. Confagricoltura rimane “fredda”. La deputata Boschi (Italia Viva): “aumento di 248 milioni all’anno”
AGRICOLTURA, GIORGIA MELONI, IRPEF AGRICOLO, Non Solo Vino
Un trattore in un terreno agricolo

La notizie dello stop dell’esenzione Irpef per i redditi dominicali ed agrari, misura voluta dal Governo, non trova tutti d’accordo, specialmente in un periodo che si porta dietro cambiamenti climatici che hanno compromesso le produzioni, ma anche per le tensioni internazionali che non sono certo un toccasana per l’export e la stabilità dei prezzi. Un tema, quello dell’Irpef per i redditi dominicali e agrari, già sollevato da Coldiretti, e al centro anche dell’interrogazione, rivolta alla premier Giorgia Meloni, di Maria Elena Boschi (Italia Viva), alla Camera dei Deputati. La Boschi ha parlato anche di cifre: “avete aumentato le tasse a coltivatori diretti, imprenditori agricoli, aumentando l’Irpef per 248 milioni di euro all’anno”, ha detto nel suo intervento.
Pronta la risposta del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “l’agricoltura e l’agroalimentare sono un settore strategico per la nostra economia, un’eccellenza del made in Italy, quindi è al centro dell’attenzione di questo Governo. L’esezione Irpef per i redditi agrari e domenicali, che è stata istituita in via temporanea nel 2016, poi rinnovata negli anni successivi, non è stata prorogata da questo Governo per il 2024”. Meloni spiega poi il motivo della scelta: “abbiamo constatato che questa misura andava soprattutto a beneficio di chi ne aveva meno bisogno, cioè i principali beneficiari di questi anni sono state le imprese con grande estensione di terreno, e redditi elevati, mentre le piccole imprese con terreni di estensione ridotta e reddito basso, non ne hanno quasi mani beneficiato, per effetto delle deduzioni e delle detrazioni di imposta. La misura, in pratica, rischiava di diventare un privilegio, piuttosto che un aiuto diffuso, ragione per la quale abbiamo preferito destinare quelle risorse ad interventi di sostegno dei produttori che a nostro avviso erano più utili”.
La Premier dice a chiare lettere che “le risorse per il comparto con questo Governo sono aumentate sensibilmente”, citando, quindi, i “300 milioni di euro del Fondo per le emergenze climatiche in agricoltura e pesca; gli 800 milioni di euro che abbiamo messo a disposizione degli imprenditori agricoli per rinnovare macchine e attrezzature, aumentare la produttività, migliorare la sicurezza e il lavoro; la modifica del Pnrr che ci ha consentito di portare le risorse per questo settore da 5 a 8 miliardi di euro, concentrandoci sulle filiere e sull’autonomia energetica dei produttori agricoli”.
Ma il premier Meloni cita anche i “650 milioni di euro investiti sulla “Carta dedicata a te” per le famiglie più fragili”, rivendicando, inoltre, “il lavoro che abbiamo portato avanti in Europa per costruire un nuovo modello di tutela della sovranità alimentare, europeo ed italiano, siamo stati la prima Nazione a vietare la produzione di cibo sintetico, e, ora, la maggioranza dei Paesi europei appoggia la nostra posizione. Noi vogliamo che le risorse vadano a chi ne ha effettivamente bisogno e non vogliamo agricoltori che vivono di sussidi; quello che noi vogliamo è avere imprenditori agricoli che siano messi in condizione di continuare a produrre cibo di qualità e ricchezza per le loro famiglie e conseguentemente per l’Italia intera”.
Da Coldiretti, che aveva rimarcato, nei giorni scorsi, “l’importanza di prorogare per il 2024 l’esenzione dalla tassazione Irpef per il rettiti dominicali ed agrari dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali”, a Confagricoltura che, riguardo alla Legge di Bilancio, aveva sottolineato “la necessità di uno sforzo ulteriore su alcuni temi”, come “la reintroduzione dell’Irpef (che possa almeno avvenire in modo graduale)”, erano partiti gli appelli per mantenere l’esenzione. E, proprio una fonte di Confagricoltura sentita da WineNews, dice che questo ritorno al passato “avviene in un momento particolare, considerando i fattori climatici e di mercato”, quindi non proprio l’ideale per il settore. Una misura che “interessa tutti, nessuno escluso, e che è proporzionale se consideriamo la questione del piccolo o grande imprenditore: ognuno paga, proporzionalmente, rispetto a quanto possiede”.

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