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Il Secolo Xix

Dal salone del vino: bottiglie in cambio dei bond argentini... Il vino, osservò una volta l’Avvocato Agnelli, è sempre un buon investimento: «Mal che vada, uno se lo può sempre bere». L’opportunità di annegare un’operazione finanziaria andata male in un bicchiere di buon vino, si offre ora anche agli sfortunati possessori di tango bond, le obbligazioni argentine in default che non sono state consegnate all’offerta di scambio della Repubblica Argentina e che al momento sono congelate. La nuova offerta, che non arriva dalla Borsa ma dal Salone del Vino di Torino in programma al Lingotto dal 27 al 30 ottobre, è proprio questa: bottiglie di vino di qualità in cambio dei bond argentini. L’idea è di un broker di Conegliano (Treviso), la Vino- Novo (www.vinonovo.com), che importa vini dal Cile e dall’Argentina. La società veneta, che fa capo alla Trading Up srl ed è in contatto con imprenditori e finanzieri sudamericani, si è dichiarata disposta a raccogliere le obbligazioni dando ai risparmiatori la possibilità di scegliere sul suo catalogo i vini preferiti per un valore pari al 75% dell’investimento in titoli (nella sua offerta di scambio la Repubblica Argentina offriva meno del 30% e fra trent’anni). Trading Up passerà poi i bond a istituti finanziari sudamericani, che li immetteranno nuovamente sul mercato puntando sulla ripresa dell’economia argentina. «E’ una proposta di finanza operativa - spiegano alla VinoNovo che ha già raccolto l’adesione di una decina di investitori - un modo per “riciclare” obbligazioni che dopo l’insolvenza dell’Argentina hanno perso il loro valore ». Certo, per chi nei bond argentini ha impiegato cifre importanti, non si tratta della soluzione sperata. Ma per “pacchetti” più modesti la proposta può essere allettante. In questa operazione, assicurano a Conegliano, «tutti hanno da guadagnare: la VinoNovo vende le bottiglie, fa promozione e fa girare sul mercato le etichette cilene e sudamericane di cui è importatrice, mentre i risparmiatori ottengono a prezzo di listino vino di qualità che possono decidere di rivendere o di bere e che comunque rappresenta un guadagno rispetto al 30% del “rimborso-truffa” offerto dal governo argentino». Una “Ops” (offerta pubblica di scambio) davvero atipica per una vicenda finanziaria che attende ancora una soluzione e che ha lasciato tantissimi risparmiatori (quelli che non aderito all’offerta dell’Argentina o non venduto per tempo le obbligazioni sul mercato) con titoli che rischiano di perdere ogni valore.

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