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Il Secolo Xix

Brunello di Montalcino, un vino che attira manager e artisti ... Delle zone vitivinicole italiane il comprensorio del Brunello di Montalcino è quello che più di tutti ha attratto capitali provenienti da altre attività e ha sollecitato nuove sfide imprenditoriali. Merito di un vino che appassiona, di una terra al tempo stesso generosa e selvaggia, di un equilibrio naturale che qui, come nel Chianti, in Maremma o nella vicina Val d’Orcia, sprigiona tutta la poesia del paesaggio toscano. L’ultimo ad arrendersi al fascino del Brunello è stato uno tra i più quotati manager americani, Richard Parsons, “numero uno” del colosso mediatico Aol Time Warner: ha acquistato la tenuta Il Palazzone, 3 ettari di vigneto, una produzione di 4 mila bottiglie.
«Quello che volevo - ha spiegato Parsons, che il 24-25 febbraio presenterà il suo vino a Benvenuto Brunello - era un hobby al di fuori del mio lavoro, che mi coinvolgesse e mi appassionasse. Credetemi, teniamo per noi e per gli amici una buona parte del vino che produciamo». Con il Brunello da una decina d’anni a questa parte si sono cimentati industriali, professionisti, artisti. Come Sandro Chia, pittore di fama internazionale, che nel comune di Montalcino ha acquistato una severa fortezza, il Castello di Romitorio, vicino al quale ha realizzato una moderna cantina che è già un’opera d’arte. Nelle pareti esterne dell’edificio l’artista ha incastonato, infatti, decine di statue, decorazioni, elementi architettonici, che richiamano la storia dei luoghi, l’eco delle civiltà che si sono succedute, gli elementi naturali.
Gianfranco Soldera, broker assicurativo milanese, invece, aveva l’ambizione di fare un grande vino. Ci è riuscito, studiando, sperimentando, con pazienza, rigore e rispetto della natura. Oggi il suo Brunello Case Basse, da terreni esposti a sud-ovest, è ai vertici di questa tipologia di vino. Anche Diego Molinari, pilota di aerei, ha vinto la sua scommessa: i Brunelli della Cerbaiona sono fra i più apprezzati dalla critica. Numerosi imprenditori di altri settori sono sbarcati a Montalcino negli ultimi anni, facendo lievitare i prezzi dei terreni vitati, che oggi si aggirano sui 350 mila euro ad ettaro (con punte di 400-500 mila euro). Da Salvatore Ligresti (Saiagricola) che produce Brunello alla Poderina, a Francesco Illy, esponente della dinastia triestina del caffè, che ha l’azienda Francis-Francis, dall’altoatesino Rainer Loacker, famiglia di industriali dolciari, che a Corte Pavone fa un Brunello biodinamico, a Massimo Ferragamo, griffe della moda, che da un paio d’anni ha investito a Castiglion del Bosco, dal banchiere Mario Fertonani, che ha rilevato Poggio San Polo, all’immobiliarista Roberto Giannelli (Tenuta San Filippo), dal finanziere Gloder, che possiede Poggio Antico, al pubblicitario milanese Sergio Rossi (La Gerla).
Producono Brunello avvocati come Danilo Tonon (Tenuta La Togata) e Carlo Cignozzi, che al Paradiso di Frassina ha impiantato fra i filari altoparlanti che diffondono le musiche di Mozart e di Vivaldi. Fra i produttori venuti da fuori anche alcune imprenditrici, come Elisabetta Gnudi Angelini, che guida con passione due aziende, Altesino e Caparzo, o Enrica Bandirola, sposata a un ex dirigente del SanPaolo Imi, titolare di una cantina emergente, Sestadisopra. E anche una coppia di genovesi, Roberto e Patrizia Aglieta: da alcuni anni fanno i pendolari fra Roma, dove lui lavora come dirigente della Confitarma (si occupa dei rapporti sindacali), e Montalcino, dove stanno rilanciando l’azienda agricola Scopetino.

Il borgo medievale sui colli senesi vanta un passato ricco di vestigia e un vino ormai celebre anche al di fuori d’Italia Montalcino, il Brunello e le antiche mura ...
Il borgo di Montalcino, arroccato su un colle a 564 metri di altitudine, domina a 360° le valli dell’Orcia, dell’Ombrone e dell’Arbia. Anche nelle brume autunnali, come nelle giornate invernali spazzate dal vento, il panorama regala sconfinate visioni di verde nelle diverse tonalità disegnate dai vigneti, dai boschi, dalla macchia mediterranea, dagli uliveti. L’origine è antica è viene fatta risalire all’epoca Carolingia, durante la quale si rafforzò su queste terre il protettorato dell’abate di Sant’Antimo. Per la sua posizione strategica (a 40 Km a sud di Siena e alla stessa distanza, in linea d’aria, dalla costa tirrenica), nel Medio Evo Montalcino fu oggetto di perenne contesa fra senesi e fiorentini.
Di quei secoli restano numerose vestigia: le antiche mura in cui si aprono sei porte, la rocca a pianta pentagonale che risale al 1361 e che ogni anno ospita la manifestazione Benvenuto Brunello, il palazzo comunale del XIII secolo, la trecentesca chiesa di Sant’Agostino, il convento di S.Francesco, il Castello di Poggio alle Mura, oggi proprietà della casa vinicola Banfi, che ospita il Museo del Vetro. E soprattutto, a pochi chilometri, l’Abbazia di Sant’Antimo, che la tradizione vuole fondata nel 781 da Carlo Magno, gioiello dell’architettura romanica, dall’atmosfera intatta: un pezzo di Medio Evo miracolosamente conservato, di grande suggestione, soprattutto quando i monaci intonano i canti gregoriani (orario funzioni: 5.45, 7.00, 9.00, 9.15, 12.45, 14.45, 19.00, 20.30).
Statue, dipinti, maioliche e codici miniati sono conservati, inoltre, nel Museo Civico e Diocesano (tel. 0577 846014). Ma oltre all’arte e alla storia, Montalcino vanta un’altra gloria, tutta sua: il Brunello, un vino ottenuto da uve Sangiovese, vitigno comune in Toscana che tuttavia sui terreni e nelle condizioni climatiche di Montalcino (protetto a sud-est dalla vicinanza del Monte Amiata) dà origine a un prodotto unico. Cloni di Sangiovese “grosso” selezionati nella seconda metà dell’800 dalla famiglia Biondi Santi producono, dopo un lungo affinamento (la bottiglia viene messa in commercio a cinque anni dalla vendemmia), un rosso dal colore rosso rubino tendente al granato, dal profumo intenso, ampio ed etereo, dal gusto elegante, persistente, in grado di regalare, nelle migliori versioni, sensazioni diverse in successione.
Il Brunello di Montalcino, di cui si producono mediamente 6 milioni di bottiglie l’anno, il 60% delle quali destinate all’esportazione, è fra i grandi vini italiani il più amato all’estero. Se ben conservato, nelle annate giuste può essere molto longevo. Nelle cantine del Greppo, storica tenuta di Montalcino, Franco Biondi Santi conserva ancora bottiglie di Brunello della fine dell’800 (la più antica esistente risale al 1888) nonché qualche esemplare del mitico Brunello 1955, unico italiano incluso da Wine Spectator nella lista dei dodici migliori vini del secolo scorso. Attorno a questo vino ruota tutta l’economia di Montalcino. Accanto ai pionieri, come i Biondi Santi o i Cinelli Colombini della Fattoria dei Barbi, sono cresciuti altri produttori. Proprietà rilevanti, come Valdorcia, o piccoli produttori, agricoltori o ex mezzadri.
Ma, soprattutto, questo lembo di Toscana ha attratto come nessun altro capitali da altre zone d’Italia e dall’estero. In particolare l’acquisto di Villa Banfi da parte della famiglia italoamericana Mariani (importatori di vini) e il forte sviluppo impresso all’azienda dall’enologodirettore Ezio Rivella negli anni ’90, hanno contribuito a far conoscere il Brunello e al tempo stesso a rendere il vino più vicino al gusto internazionale. Come è accaduto per il Barolo e per l’Amarone, è invalsa negli ultimi anni la tendenza a produrre vini più concentrati e strutturati, affinati in legno piccolo, nelle espressioni migliori molto apprezzati dalla critica. Non manca, però, chi privilegia la tradizione e nel Brunello ricerca ancora, più della concentrazione e dei tannini, la variegata ricchezza dei profumi e l’eleganza (non a caso uno dei Brunelli più difficili da reperire e più costosi è il Case Basse di Gianfranco Soldera, prodotto con un rigore che nulla concede alle mode).
Un’occasione unica per confrontare stili e annate si offre agli appassionati (che possono richiedere l’invito al Consorzio di Tutela del Brunello) con la manifestazione Benvenuto Brunello, in programma alla fortezza di Montalcino il 24-25 febbraio. Il venerdì i produttori presenteranno il millesimo che entra ora in commercio, il 2001, mentre sabato mattina verranno assegnate le stelle all’ultima vendemmia, il 2005 (che sarà sul mercato nel 2010). Con l’occasione saranno presentati anche il Rosso di Montalcino, le riserve, la Doc Sant’Antimo e il Moscadello.
Info - Dove dormire: in centro Hotel Bellaria (0577 849326) e Vecchia Oliviera (0577 846028), in loc.Velona, non lontano da Sant’Antimo, il suggestivo Castello della Velona (0577 800101). Dove mangiare: Castello Banfi (una stella Michelin) nel Castello di Poggio alle Mura (0577 816054), Rist. Poggio Antico, loc. I Poggi, con vista sulla Val d’Orcia (0577 849200), Rist. Il Pozzo di Camigliano (cucina casalinga) a Sant’Angelo in Colle (0577 844015). Degustazione vini: Caffé Fiaschetteria Italiana 1888, Enoteca Osteria Osticcio. Prodotti tipici: Drogheria Franci, con grande scelta di mieli di Montalcino. (arretrato de "Il Secolo XIX" del 10 febbraio 2006)
Autore: Egle Pagano

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