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Il Secolo Xix

Il vino “mito dei miti” è il Sassicaia di S. Guido. Vinitaly compie 40 anni e proclama le migliori 12 etichette italiane ... La grande paura è passata. Nel 2005 il settore del vino italiano ha raggiunto un fatturato record di 9 miliardi di euro, anche se la produzione è calata del 5,4%. E, soprattutto, l’export ha ripreso quota sfiorando i 3 miliardi di euro, con un incremento del 3,6% in termini di valore e del 9,2% di bottiglie vendute. Quanto basta per non pensare alle ombre che pure incombono sul settore, come la concorrenza “sleale” di produttori stranieri che immettono i trucioli di legno nel vino per accelerare l’effetto “barrique”, o l’invenduto, che in certe zone è pesante e fa parlare il ministro Gianni Alemanno di distillazione obbligatoria. Verona festeggia, così, all’insegna dell’ottimismo i quarant’anni del Vinitaly, una manifestazione nata nel 1967 (dopo aver “scippato” il Bibe alla Fiera di Genova) e assurta ormai al ruolo di maggiore kermesse enologica del mondo. Un compleanno, quello della rassegna veronese, che arriva a vent’anni dello scandalo dell’etanolo,la truffa che segnò il punto di crisi più drammatico per l’immagine del vino italiano, ma ebbe l’effetto di innescare una forte reazione orientata alla trasparenza e alla qualità.
Nello spazio di due decenni il made in Italy del vino ha compiuto passi da gigante, ha infranto il tabù della supremazia francese soffiando ai cugini d’Oltralpe il primato sui mercati più remunerativi come l’americano e il tedesco, ha conquistato in Italia nuovi consumatori, soprattutto fra i giovani e le donne. E stamattina Vinitaly celebra se stesso proclamando i “12 vini mito” selezionati da un referendum condotto da 2.350 professionisti di 66 Paesi. “Mito dei miti” il Sassicaia della tenuta di S.Guido di Bolgheri. “Mito del Quarantennale”: le bollicine trentine del Giulio Ferrari Riserva del Fondatore. Cantina mito: Gaja.
Celebrazioni a parte, però, il mercato non è facile. Lo ricorda Gianni Zonin, il maggior produttore italiano. «Siamo di fronte a una sfida decisiva. O i Paesi del nuovo mondo vitivinicolo si adeguano alle normative europee o noi europei dobbiamo essere liberati da un eccesso di vincoli, perché ora siamo come un pugile che deve battere l’avversario con una mano legata dietro la schiena». I vini americani, australiani e cileni, oltre a crescere con incrementi a due cifre sui maggiori mercati, cominciano a penetrare anche su quello italiano (l’import nel 2005 è cresciuto del 6,6%). Sarà l’effetto del film “Sideways”, ma l’importazione di vini californiani nel 2005 è aumentata del 400%.
La risposta parte proprio da Vinitaly, che sempre di più si propone come un punto di raccordo delle organizzazioni del vino per operazioni di marketing e promozione sui mercati internazionali. Ieri la Confagricoltura ha presentato uno studio sulle grandi potenzialità dell’India, un paese dove i consumi alimentari crescono al ritmo del 25% l’anno e che potrà riservare soddisfazioni anche superiori a Cina e Russia. Nel frattempo, alcune griffe sposano l’hi-technology facendone uno strumento di marketing. A Verona Marco Caprai, produttore del Sagrantino di Montefalco, presenta una nuova linea di vini, Contemporare, che ha un tappo dotato di microchip: basta passare un telefonino di nuova generazione sopra il tappo per leggere informazioni su tutto: produttore, vendemmia, territorio. Ci sono i satellitari che la “Strada del vino Franciacorta” noleggia ai visitatori che vogliono esplorare cantine e territori. C’è il nuovo sito www.winenews.tv, che informa oltre che con articoli e foto anche con video. C’è la bottiglia anti-falsari che il produttore di Brunello, Ciacci Piccolomini d’Aragona, ha dotato di un ologramma simile a quello delle banconote. C’è Enomatic, una sorta di bancomat del vino che consente, grazie a una “winecard”, il spillare il vino direttamente dalla bottiglia senza aprirla. E, ultima curiosità, il tappo che non ha bisogno di cavatappi: “il Drago e le 7 Colombe”, un corposo rosso toscano, che Donatella Cinelli Colombini ha dotato di un tappo «nuovo e trasgressivo», un twister (cioè un succhiello) infilato nel sughero, che permette di estrarre il tappo ruotando la capsula, senza bisogno d’altro. (arretrato de Il Secolo XIX del 7 aprile 2006)
Autore: Egle Pagano

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