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Il Secolo Xix

Barolo “tradito”. I piemontesi ora investono sul Brunello ... Marchionne (Fiat) ospite
a Montalcino. Ma non è il solo... Nelle Langhe, patria di uno dei più nobili vini rossi italiani, il Barolo, non l’hanno presa molto bene. E nei commenti dei produttori qualcuno non ha esitato a parlare di tradimento.
Che la piemontesissima Fiat, infatti, diventi, sia pure per un giorno, testimonial dell’eterno rivale - quel Brunello di Montalcino che sui mercati del mondo contende al severo e potente rosso delle Langhe lo status di bandiera dell’enologia italiana - appare quasi una provocazione. Tanto più che domani, per il momento clou della manifestazione “Benvenuto Brunello”, che il Consorzio di tutela organizza ogni anno per presentare l’annata che entra in commercio (questa volta il Brunello 2003 e il Rosso di Montalcino 2006), è atteso al Teatro degli Astrusi addirittura l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. E con lui un esemplare della nuova Cinquecento, l’utilitaria di lusso su cui il Lingotto punta per consolidare il rilancio del gruppo torinese.
E' tradizione a Montalcino che, in concomitanza con la presentazione della nuova annata che arriva sul mercato, venga assegnato un “rating”- una valutazione che varia da un minimo di una stella a un massimo di cinque - alla produzione dell’ultima vendemmia (in questo caso il 2007) e che una formella di ceramica a ricordo dell’evento e del punteggio venga apposta su una facciata del duecentesco palazzo comunale. In passato hanno decorato la piastrella artisti come Sandro Chia, esponente della transavanguardia e anche buon produttore di Brunello, fotografi di fama come Oliviero Toscani, stilisti come Roberto Cavalli, Ottavio Missoni e Miuccia Prada.
Questa volta il compito di celebrare uno dei vini simbolo del made in Italy è stato affidato al Centro Stile Fiat, divisione a cui fanno capo le attività di ricerca e design dei marchi Fiat, Lancia, Abarth e Maserati. Gli stilisti di Mirafiori hanno elaborato una formella che riproduce la mappa del territorio di Montalcino con una bottiglia di Brunello e una Fiat Cinquecento, e che riporta le stelle del “rating” con cui è stata valutata l’annata 2007, annata che resterà ancora a lungo in botte per l’affinamento e uscirà solo nel 2012.
Quante stelle? “Top secret”, dicono gli organizzatori, ma i produttori interpellati concordano: “Il 2007 sarà un’annata a cinque stelle. Se in altre zone le vendemmie sono state anticipate, qui l’andamento della raccolta è stato regolare: abbiamo cominciato all’inizio di settembre e abbiamo raccolto uve sane, con elevate gradazioni zuccherine”. L’annata giusta dunque, per proporre - in un momento particolarmente propizio per il vino toscano (dai dati del Consorzio emerge che oltre il 50% del Brunello 2003, che pure si trova ancora nelle cantine, è già stato venduto e che una bottiglia ogni quattro andrà negli Stati Uniti) - un’alleanza, come quella con Fiat, volta a promuovere l’immagine del prodotto italiano.
Un’intesa, quella con il Lingotto, che porta la firma del nuovo presidente del Consorzio, Francesco Marone Cinzano, proprietario della tenuta Col d’Orcia, esponente di una pattuglia di piemontesi che hanno deciso di cimentarsi anche con la Toscana, come la contessa Noemi Marone Cinzano, proprietaria della tenuta di Argiano, o il “re del Barbaresco”, Angelo Gaja, che produce Brunello con l’etichetta Pieve di Santa Restituta. “Sono arrivato qui da Torino negli anni ‘70 e come “forestiero” sono stato calorosamente accolto dalla comunità ilcinese - racconta il presidente del Consorzio - Montalcino, del resto, è una sorta di isola felice in cui convivono differenti identità culturali, straniere e italiane”.
Ma non ci sono solo i piemontesi. Nel distretto del vino di Montalcino, che genera un giro d’affari di 120 milioni l’anno, “convivono integrando le diverse professionalità - confema il sindaco Maurizio Buffi - persone originarie di 44 diversi Paesi”. Almeno 576, fra salariati, tecnici, consulenti, proprietari di aziende, che fanno di una comunità di 5mila abitanti un piccolo modello di integrazione razziale.

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