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Il Secolo Xix

Montalcino archivia “Brunellopoli”: il 2008 sarà a quattro stelle ... L’inchiesta della
magistratura sui vini
“corretti”prosegue,
ma la produzione vola.
Ed è destinata a stupire... “Sarà
un caso,ma da tempo non si assaggiavano
tanti Brunelli che esprimessero
in modo così evidente le caratteristiche
del Sangiovese”. Degustatori e critici,
convenuti il fine settimana scorso
a Montalcino per l’assegnazione delle
stelle all’ultima vendemmia, il 2008
(che si è aggiudicato quattro stelle su
cinque), commentano così, con una
punta di malizia, il debutto del Brunello
2004 che, dopo quattro anni di
affinamento in botte, viene immesso
in commercio. “Merito dell’annata - si
affrettano ad aggiungere - che è stata
molto buona, tanto da essersi meritata,
già subito dopo la vendemmia, il
rating massimo, le “cinque stelle””.
È passato quasi un anno dallo scoppio di
“Brunellopoli”, l’inchiesta giudiziaria
che ha coinvolto alcuni produttori
sospettati di aver corretto con Cabernet
o Merlot il Brunello 2003, infrangendo
il disciplinare che prevede
l’impiego esclusivo di uve Sangiovese.
Anche se la magistratura non ha ancora chiuso il procedimento,
la vicenda
si è ridimensionata, ma ha lasciato il
segno. L’assemblea dei produttori si è
espressa in misura quasi totalitaria per
mantenere al 100% la quota del Sangiovese.
“Si trattava se compiacere il
gusto internazionale consentendo
quote di uve diverse o se mantenere
una forte identità - dice Tessie Genazzani
dell’azienda Scopone, dichiarandosi a favore della tradizione -
peraltro
possiamo ancora migliorare: noi diminuiremo
l’uso di barriques a favore di
botti grandi e lavoreremo su lieviti indigeni
”. Per Roberto Giannelli, titolare dell’azienda SanFilippo,
“il 2004 è
una grande annata in cui il Sangiovese
emerge prepotentemente, dopo due
annate difficili. Ma non c’è dubbio che
questo per Montalcino è un anno
zero”. “Brunellopoli” fa sorridere Monica
Larner, corrispondente per l’Italia
della rivista Wine Enthusiast:
“Negli Usa, quando si è capito di cosa si
trattava veramente, ci siamo messi a
ridere. Da noi c’è molta libertà e discutere
se nel Brunello si possa mettere o
no un po’ di Cabernet sembra una discussione
senza senso”. In effetti le
esportazioni del vino toscano sul mercato americano non hanno subito contraccolpi
pesanti: “Finora i dati sono
confortanti”, osserva Enrico Viglierchio,
direttore di Banfi, la più grande
azienda di Montalcino. Piuttosto preoccupa
il generale calo dei consumi interni,
dovuto sia alla crisi economica
che all’inasprimento dei limiti al tasso
alcolemico per chi guida, anche se
Francesco Marone Cinzano, proprietario
della tenuta Col d’Orcia, osserva
che “oggi si beve meno al ristorante,
ma il consumatore italiano non rinuncia
a bere a casa una buona bottiglia”.

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