02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Secolo Xix

Il vino è femmina ... Da giovedì a Verona... Nei vigneti, in cantina e nei corsi da sommelier, le donne rubano il posto agli uomini. E Vinitaly dedica a loro la 45a edizione... In ogni bottiglia c’è sempre stato il lavoro femminile. Nella società rurale le donne avevano un ruolo nel vigneto, anche se limitato ai compiti meno impegnativi, quali sfogliare la vite o partecipare alla vendemmia. In cantina, però, era l’uomo a regnare: depositario di saperi antichi, custode di alchimie segrete, arbitro nelle scelte più delicate. Ma la rinascita del vino italiano, che in questi anni ha proiettato il made in Italy enologico ai vertici del mercato mondiale, ha avuto anche l’effetto di aprire nuovi e insperati spazi alla presenza femminile. Ecco perché Vinitaly, che si svolgerà dal giovedi a lunedì alla Fiera di Verona, quest’anno avrà “lei” come protagonista, in ruoli sempre più impegnativi. Produttrici di vino, responsabili della comunicazione o del commerciale di aziende anche importanti, sommelier preparatissime in grado di battere gli uomini ai concorsi, le donne del vino - esiste anche un associazione con questo nome - percorrono a balzi la scala del successo. E fanno irruzione persino nel ristretto, e fino a ieri inespugnabile, club degli enologi, i supertecnici che conoscono tutti i marchingegni per estrarre il meglio da un vino, per correggerlo se è il caso, per dargli uno stile. A Vinitaly 2011 Graziana Grassini, toscana di Scarlino, in Maremma, diplomata in enologia e
laureata in Scienze Biologiche, esordirà, in un convegno sulle tendenze del vino, nella nuova veste di consulente della Tenuta San Guido, l’azienda che produce uno dei vini italiani più prestigiosi, il “Sassicaia”, creato alla fine degli anni ‘60 dal grande enologo Giacomo Tachis. “Mi hanno detto tante volte: “Chi viene dal mare non può capire nulla di vino”. E aggiungevano: “E poi lei è pure donna”” racconta la Grassini, che è sposata e ha un figlio “ma oggi in enologia il mare è stato definitivamente riscattato e il mondo femminile è portato in palmo di mano per le sue peculiarità straordinarie”. È laureata in Enologia anche una delle più interessanti esponenti della nouvelle vague del vino, Arianna Occhipinti, siciliana, cresciuta fra i vigneti, suo zio è Cos Occhipinti. Ma il suo percorso ha imboccato un’altra direzione. Dopo aver imparato tutti i segreti della chimica in cantina, Arianna ha scelto la vigna, ha creato una piccola azienda condotta con i criteri della
biodinamica, filosofia rilanciata dal francese Nicolas Joly che affida l’intero ciclo del vino a criteri ed elementi naturali. “Ricordo la lettera, piena di poesia ma anche di determinazione, che nel 2003 Arianna, allora studentessa poco più che ventenne, inviò al critico Gino Veronelli “Non bisogna” scriveva “togliere vita a ciò che è fonte di vita”. Oggi è una vignaiola vera e i suoi vini rivelano tutto il fascino della sua terra” dice Gianluca Gargano, presidente della Velier di Genova, sostenitore, con le Triple A, dei vini biodinamici e distributore della Occhipinti, che sarà alla manifestazione dei Vini Veri, VinoVinoVino, a Cerea, vicino a Verona. Le donne hanno fatto molto per far crescere il vino italiano. Donatella Cinelli Colombini, storica famiglia del Brunello, per esempio, ha fondato e lanciato il Movimento del Turismo del Vino, determinante nel convincere le cantine ad aprire le porte agli appassionati. Al suo Casato Prime Donne, a Montalcino, tutto l’organigramma è al femminile, compresa ora anche l’enologa, la francese Valerie Lavigne. Ci sono produttrici, come la friulana Ornella Venica, minuta ma instancabile nell’attività di promozione dell’azienda di famiglia, o come la veronese Sabrina Tedeschi, che propongono una figura di donna che partecipa attivamente alla vita dell’azienda senza rinunciare agli impegni familiari. E personalità con uno spiccato talento per il vino - come la toscana Elisabetta Fagiuoli, a Montenidoli, grande interprete della Vernaccia di San Gimignano, o come la salernitana Silvia Imparato, che del suo Montevetrano è riuscita a fare un cult. È la passione che porta un numero crescente di donne a frequentare i corsi da sommelier. “Oggi le nostre diplomate sono più di 9 mila, circa il 30% del totale. Sono addirittura raddoppiare negli ultimi dieci anni” conferma Antonello Maietta, spezzino, neo presidente nazionale dell’Ais, l’Associazione italiana sommeliers “sono bravissimne ai concorsi e più impegnate degli uomini, anche se magari non eserciteranno la professione”. Il motivo? “Forse perché quello del vino è sempre stato un mondo tradizionalmente maschile: l’uomo ordinava il vino, era lui che se ne intendeva... C’era un gap psicologico da colmare. Ma ora le donne, in Italia, stanno vincendo la sfida”.

Come si inizia a bere bene?

1. Il vino non si beve, si degusta. Si apprezza il colore, si accosta il bicchiere al naso per cogliere i profumi, si assaggia a piccoli sorsi, assaporando la sequenza dei sapori e la persistenza nel finale

2. È consigliabile bere poco ma bene, e nel bicchiere giusto: in generale va bene il calice a forma di tulipano per i bianchi e il ballon per i rossi

3. L’approccio più facile per il neofìta è con un vino dolce (un Moscato d’Asti, un Ramandolo), un bianco fresco e beverino (un Ortrugo o un Trebbiano), un rosso profumato e versatile (Valpolicella, Chianti, Grignolino)

4. Ogni vino è legato a un territorio. Se si ama il Barolo, lo si amerà ancora di più andandolo a cercare nelle Langhe, conoscendo la terra, la cultura. i produttori.

5. Non è necessario acquistare vini molto costosi per bere bene. Esistono in quasi tutte le denominazioni ottimi produttori che propongono eccellenti bottiglie a prezzi che non superano i 10-12 euro. Anche le principali guide segnalano ormai i vini dal buon rapporto qualità/prezzo.

Manifestazioni alternative

Importatori, distributori e buyer, ovvero la catena di trasmissione fra le cantine e il mercato. Le aziende se li contendono. Soprattutto se hanno passaporto estero. Basta pensare che nel 2010 i visitatori stranieri di Vinitaly - da giovedì a lunedì - sono stati 47 mila, da 114 Paesi, su un totale di 153 mila. Ad attrarli sono anche le due manifestazioni “alternative” dei vini biodinamici fuori Verona: Vino Vino Vino, da giovedì a sabato, e Villa Favorita, domenica e lunedì. Buyer e giornalisti stranieri sono molto contesi anche a pranzi e cene di gala. E se per colazione il posto vip è, in Fiera, il motorhome dove Marco Caprai - Sagrantino dl Montefalco - invita ogni giorno uno chef stellato a cucinare, la sera di giovedì la scelta sarà fra la villa del banchiere-produttore Gianni Zonin a Montebello e “Puglia in rosa” a Palazzo Giardini Giusti, dove Nichi Vendola farà gli onori di casa. Per la cena di venerdì, invece, si potrà optare fra i Grandi a Cru, con Vittorio Frescobaldi e Paolo Panera o il ricevimento di Pompeo Farchioni a Palazzo Verità.

I numeri del vino italiano

13,5 i miliardi di euro del giro di affari complessivo

770mila le aziende di cui 1.700 in Liguria

I numeri di Vinitaly

4mila gli espositori

150mila i visitatori

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su