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DATI

Il settore alimentare, nel 2020, ha perso l'1%, ma nel 2021 tornerà a crescere del 6%

Nel “Food Industry Monitor” di Pollenzo le performance delle aziende e i trend di un mercato che punta tutto sulla sostenibilità
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Il 2020 del settore alimentare

Nel 2020, il settore alimentare ha registrato una contrazione della crescita dell’1%, comunque minore rispetto al -8,9% dell’economia italiana. La flessione è dovuta principalmente alla contrazione del segmento horeca e alla riprogrammazione degli investimenti in capacità produttiva, che sono stati posticipati alla fine dell’anno. Il 2021 e 2022, però, segneranno subito una ripresa, con una crescita prevista di poco inferiore al 6% annuo, un tasso superiore alla previsione di crescita del Pil italiano (4,5-5%), e la ripresa riguarderà anche l’export, che, nel biennio 2021-2022, si prevede in aumento mediamente del 3%. Cresceranno di più i comparti delle farine e del packaging, che beneficerà della spinta del redesign sostenibile. I settori del caffè e del vino saranno interessati da crescite importanti, trainate dalla forte ripresa dell'Horeca. Molto bene anche le previsioni per il comparto del food equipment, trainato dai nuovi investimenti stimolati dal piano di recovery. Sono questi, in sintesi, i risultati delFood Industry Monitor, l’Osservatorio di riferimento sul settore food italiano realizzato ogni anno dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in collaborazione con Ceresio Investors, che valuta le performance delle aziende, l’evoluzione dei modelli di business e i trend di mercato nazionali e internazionali.
L’edizione 2021 è dedicata al rapporto tra performance economiche e scelte strategiche delle aziende agroalimentari in tema di sostenibilità e innovazione.
L’osservatorio ha valutato le performance di 854 aziende con un fatturato aggregato di 66 miliardi di euro, ovvero il 75% di tutte le società di capitale del settore, sono stati presi in esame 15 comparti - acque minerali, birra, caffè, conserve, distillati, dolci e prodotti da forno, farine, food equipment (attrezzature), packaging, prodotti lattiero-caseario, olii, pasta fresca e secca, derivanti della carne, surgelati, vino - per ciascuno dei quali è stato selezionato un campione, rappresentativo dell’offerta, costituito da aziende di medie e grandi dimensioni, con sede strategica e operativa in Italia, nel periodo 2009-2020, facendo riferimento a quattro profili: crescita, redditività, produttività e struttura finanziaria.

Dall’analisi si rileva che l’81% delle aziende intervistate si ritiene sostenibile e il 56% ha già messo in atto una strategia di sostenibilità. Il 78% ha nella propria gamma uno o più prodotti sostenibili, ma la scelta non si limita ai processi produttivi: il 54% è intervenuto sul packaging e il 44% valuta la sostenibilità anche dei propri fornitori, nel momento in cui li seleziona. Inoltre, il 74% delle aziende ritiene che attuare una strategia di comunicazione sul tema abbia un impatto positivo sulle vendite, nonostante il 63% ritenga che processi produttivi sostenibili implichino un aumento dei costi aziendali.
“Un dato particolarmente significativo è quello relativo agli investimenti”, ha spiegato Alessandro Santini, Head of Corporate & Investment per Ceresio Investors. “Ben il 93% delle aziende dichiara di aver realizzato negli ultimi 5 anni investimenti in sostenibilità e l’80% effettuerà ulteriori investimenti nei prossimi 3 anni. Mediamente le aziende italiane hanno incrementato i propri investimenti in sostenibilità del 38,8% negli ultimi 5 anni, a testimonianza dell’inizio di un trend di cambiamento strutturale”. E i risultati, come sottolinea Carmine Garzia, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, docente di Economia Aziendale presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, sono evidenti: “Le aziende che hanno una strategia di sostenibilità formalizzata, che hanno incrementato gli investimenti in sostenibilità negli ultimi 5 anni e che comunicano in modo efficace le proprie scelte hanno performance di crescita decisamente superiori. Le aziende che hanno investito in sostenibilità hanno un approccio proattivo all’innovazione, in particolare di processo, e questo si riflette sulle performance di crescita, sia nel medio periodo sia nel lungo periodo”.


Focus - Le previsioni a breve termine

Nel 2021, la marginalità commerciale (ROS) crescerà, attestandosi su valori intorno al 6,8% entro il 2022. Il ROIC (rendimento sul capitale investito), che ha segnato un -5,6% nel 2020, registrerà valori sostanzialmente positivi nel 2021 e nel 2022 pari, rispettivamente, a 10,7% e 10,8%. La struttura finanziaria delle aziende, sulla quale ha pesato la crisi del 2020 ritornerà rapidamente a valori ante Covid19. Nel biennio 2021-2022, le esportazioni del settore agroalimentare riprenderanno a crescere con un tasso cumulato del 6%. I comparti che esporteranno con valori sopra la media di settore saranno birra, packaging, acqua e dolci. I comparti dei distillati, del latte, dei salumi e del vino esporteranno con valori nella media di settore. Conserve, pasta, olio, caffè e food equipment registreranno una progressione più limitata nella crescita dell’export.

Focus - Le performance di lungo periodo (5 anni)

Le previsioni sulle performance di lungo periodo (CAGR 2015-2019) lasciano intravedere una crescita dei ricavi superiore alla media del settore (2,7%) per caffè, dolci, farine, food equipment, vino, acqua e distillati. Spicca il comparto dei distillati, che registrerà performance di redditività commerciale (ROS) maggiore, al 13,8%. Bene anche il comparto dell’acqua (12%), food equipment (11,4%), birra (10,3%), dolci (7,8%), pasta (6,3%) e caffè (6,1%). Le criticità saranno concentrate nei comparti dell’olio, salumi, farine e latte, che registrano valori al di sotto della media del settore (6,4.

Focus - ICS, Indice di crescita sostenibile e comparti ad alto potenziale di sviluppo

L’ICS - Indice di Crescita Sostenibile – è calcolato considerando la crescita dei ricavi, la marginalità commerciale e la struttura finanziaria. Quanto più elevato è l’indice tanto maggiori saranno le possibilità di crescita per il comparto o per la singola azienda. L’analisi dell’ICS nel periodo considerato mostra che cinque comparti hanno un Indice di Crescita Sostenibile soddisfacente, che evidenzia la presenza di imprese in crescita, con buone performance reddituali e una solida struttura finanziaria.
I comparti migliori in questo senso, nel periodo 2015-2019, sono: il caffè (ICS 28), il food equipment (ICS 24,7), dolci (ICS 24), distillati (ICS 23), acqua (ICS 17,3) e vino (ICS 9,5). Infatti, detti comparti associano all’aumento delle vendite e della marginalità un tasso d’indebitamento contenuto. Settori quali pasta (ICS 6,4), farine (ICS 5,2) e in misura minore latte (ICS 4,5) occupano nel ranking posizioni intermedie in quanto non eccellono in tutti e tre i profili che costituiscono l’indice. Infine, per i comparti dei surgelati (ICS 3,8), packaging (ICS 3,2), latte (ICS 2,9), conserve (ICS 2,8) e salumi (ICS 1,1) si conferma una situazione di criticità.

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