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Il Sole 24 Ore

Prosecco e Spumante: non solo brindisi, le bollicine volano tutto l’anno … Tra Natale e Capodanno il picco dei consumi, ma export e nuove abitudini hanno reso questi vini protagonisti anche durante i pasti o come aperitivo… Tra le tradizioni di fine anno c’è anche quella di provare a stimare quante bottiglie di spumante verranno stappate in Italia e all’estero nel corso delle festività. Tra Natale e Capodanno 2022 – per la cronaca – si parla di poco meno di 375 milioni di bottiglie, per tre quarti esportate, con una crescita rispetto allo scorso anno del 6 per cento. Ma se gli spumanti italiani sono diventati nel tempo un fattore sempre più rilevante nelle dinamiche del vino made in Italy è proprio da quando il loro consumo e la loro vendita si sono progressivamente sganciati dalle festività. Questo processo è avvenuto nel corso degli ultimi venti anni con una forte accelerazione negli ultimi dieci, in primo luogo grazie alla moda (anche questa italiana e molto esportata) degli aperitivi e dello Spritz ma anche del consumo col pasto o comunque sganciato dalle ricorrenze. E il principale effetto di questa dinamica emerge con chiarezza dai dati della produzione che è letteralmente esplosa. Secondo le cifre elaborate dall’Osservatorio dell’Unione italiana vini nel 2000 la produzione di spumanti in Italia era di 1,2 milioni di ettolitri (80 milioni di bottiglie) oggi è di 7,2 milioni (oltre 970 milioni). Nel 2000 le vendite di bollicine, in Italia, erano attorno ai 600mila ettolitri e oggi sono arrivate a oltre 2 milioni di ettolitri con un’incidenza sul totale dei consumi di vino del 15 per cento. Ma ancora più rilevante è il ruolo degli spumanti sull’export enologico made in Italy. Nel 2021 l’Italia ha esportato 4,9 milioni di ettolitri di sparkling (+200% sul 2010 contro +4% dei vini fermi) per un valore di 1,8 miliardi di euro (+310% contro +58% dei vini tout court). E quest’anno si punta a superare la soglia dei 2 miliardi di fatturato all’estero solo per gli spumanti. Ma soprattutto l’incidenza delle spedizioni di bollicine sul totale export di vino è passata dall’8% del 2010 al 23% del 2021 a volume, e dall’11% al 26% per i valori. Numeri che hanno inoltre mostrato un ulteriore trend di crescita nel 2022. Insomma, se non ci fosse stato il vero e proprio boom produttivo e di export di bollicine le performance del vino italiano in questi anni sarebbero state sensibilmente meno brillanti. Le spedizioni di sparkling made in Italy sono storicamente concentrate in Usa, Regno Unito e Germania ma nel biennio 2019-2021 sono molto cresciuti gli sbocchi di Francia (soprattutto Prosecco, +25% valore), Paesi scandinavi, Canada (+23%), Polonia (+25%), Australia (+11%). Segno di un appeal che sta crescendo anche da un punto di vista geografico. Tornando ai dati produttivi, nell’ambito di una crescita che in volume dal 2000 a oggi è stata del 500% oltre l’80% degli spumanti italiani sono a denominazione d’origine con circa un centinaio di tipologie prodotte (ad esempio Prosecco Doc, Treviso, Trieste, Rosato, Trento Doc, Trento Doc Rosé, Riserva). A livello territoriale considerando il Prosecco come veneto di origine (nonostante grosse fette di produzione o di imbottigliamento avvengano in altre regioni come Piemonte e Friuli), la spumantistica italiana è prevalentemente concentrata nel Nord Est con 686 milioni di bottiglie prodotte nel 2021 e un peso sul totale dell’86%. A seguire il Piemonte all’8% (64 milioni di pezzi in gran parte legate all’Asti), poi Lombardia con Franciacorta (23 milioni cui vanno aggiunti quelli dell’Oltrepo pavese) e Trentino (con il Trento Doc) 2% per 14 milioni di bottiglie. Ancora piccolo, seppure in crescita, il comparto dello spumante nelle altre regioni, con Emilia Romagna a 8,8 milioni di bottiglie (in buona parte legate al Lambrusco ma con il fenomeno Pignoletto in crescita) e Sicilia a 1,3. In Sicilia volumi ancora limitati ma un elevato numero di referenze: una trentina nella Doc regionale, altre 20 nell’Igt Terre Siciliane, a cui si aggiungono gli spumanti prodotti a Erice, Pantelleria e sull’Etna. La più prodotta in assoluto è proprio l’Etna, che però non supera le 165mila bottiglie. Tra i veri e propri fenomeni recenti nel mondo delle bollicine made in Italy vanno ricordati poi i rosati. Anche qui a farla da padrone è il Prosecco che nel giro di pochi anni è arrivato a quota 71 milioni di bottiglie pari al 90% del totale. A seguire la Franciacorta (con 2 milioni di pezzi), poi il Trento, con 965mila bottiglie pari all’1% del totale (a cui si aggiungono 100mila bottiglie di Riserva). Degno di nota che nella classifica, parte alta, compaiano sempre più le bollicine rosa base Lambrusco: Emilia (612mila pezzi), Modena (233), Sorbara (110), Salamino (92mila). In totale, i rosati incidono per circa il 10% sul totale spumante italiano. Sopra la media il Prosecco (13%) a seguire Lambrusco rosé e poi Franciacorta (10%) e Trento Doc appena sotto il 10 per cento. “Noi quest’anno a settembre, abbiamo finito il vino – racconta il presidente di Ca’ del Bosco, Maurizio Zanella –. Dovrebbe forse inorgoglirci ma in realtà non ci piace affatto lasciare clienti senza prodotto. Siamo per mantenere un profilo basso. È vero che il mercato sta andando molto bene ma se siamo senza prodotto è anche perché veniamo da vendemmie più scarse”. “In più - prosegue Zanella - con una minore offerta stiamo spuntando anche prezzi migliori e come Franciacorta stiamo crescendo anche all’estero che era il nostro tallone d’achille. Ma riteniamo di dover smorzare questa euforia da bollicine: non dimentichiamo che lo Champagne a parità di bottiglie fattura quattro volte di più”. “Le bollicine in Italia e nel mondo – aggiunge il presidente e ad di Cantine Ferrari, Matteo Lunelli – hanno avuto un grande trend grazie agli aperitivi e alla progressiva diffusione del consumo a tutto pasto. Quest’ultimo favorito dalla sempre maggiore attenzione ai cibi leggeri, alle verdure, al pesce che meglio si accompagnano a vini più leggeri ed eleganti come gli spumanti. Al tempo stesso nei ristoranti si è diffusa la vendita al calice molto più che in passato. Sui mercati esteri invece si è rotto il monopolio dello Champagne e c’è una maggiore propensione e curiosità verso altri prodotti di qualità come le nostre bollicine di montagna Trento Doc. Qualcuno ha scritto che l’universo degli spumanti non è più un sistema con un sole, lo Champagne, e alcuni pianeti attorno ma sempre più una galassia popolata di stelle. Un’immagine che ci piace molto”. “Gli spumanti italiani sono un grande fenomeno enologico – ha commentato il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti – che va ora tutelato in maniera adeguata all’interno della riforma delle indicazioni geografiche allo studio di Bruxelles”.

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