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Il Sole 24 Ore / Agrisole

Vigneri, col ritorno al passato il futuro si tinge di “verde” … Pare che fin dal 1435 alcuni viticoltori dell’Etnan si fossero messi d’accordo per produrre vino in maniera sostenibile. Forse in quell’epoca il concetto poteva essere diverso, ma la sostanza resta la stessa: rispettare l’ambiente. È questo l’obiettivo che anima dopo 500 anni il rinato consorzio de I Vigneri “che vuole essere la sintesi di una esperienza più che trentennale svolta in Sicilia orientale finalizzata a una vitivinicoltura di “eccellenza” cercando di utilizzare strumenti e sistemi non invasivi, nel rispetto dei propri antichissimi vitigni”, come spiega lo stesso ideatore del progetto, l’enologo e vignaiolo Salvo Foti. Così le attuali sei aziende consorziate (presto otto) si sono date uno statuto per diffondere nel loro territorio questa filosofia che fa risparmiare l’ambiente e anche l’azienda con accorgimenti
particolari: per esempio l’aver abbandonato la motozappa per il recupero del mulo, “pratica che, conti alla mano – continua Foti – ci fa risparmiare un bel po’ di soldi e nello stesso tempo inquinamento”. Altra soluzione prevede il ricorso a un legaccio naturale prodotto da cannicci della zona dell’Etna al posto di quello sintetico: anche in questo caso oltre ai soldi per l’acquisto, che sono più bassi si risparmia per non doverlo recuperare dal vigneto e smaltire come nel caso di quello sintetico o ancora si utilizza legno di castagno del luogo per realizzare i paletti a sostegno dei filari. Il Consorzio dei Vigneri ha portato avanti anche la logica di un utilizzo sempre più razionalizzato di anticrittogamici al fine di agevolare una viticoltura tendente il più possibile al naturale. Particolarità che lega le aziende associate la bottiglia, una bordolese con impresso il logo del consorzio, che tutti utilizzano per commercializzare i proprio prodotti.

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