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Il Sole 24 Ore / Casa&case

Vendemmia, raccolto +10% ... Un’offerta vitivinicola basata su 30 mila ettari di vigneto
distribuito in cinque province, dei quali il 75% gestito professionalmente da poco meno di 8mila viticoltori e il resto è destinato a un uso amatoriale su poco più di 40mila appezzamenti di piccola superficie. I1 tutto per un fatturato complessivo di 450 milioni di euro.
Questi i numeri del comparto vitivinicolo della Campania per il quale le previsioni di Assoenologi sulla vendemmia in via di conclusione stimano un incremento di produzione del 10% rispetto alla scorsa annata. “Il recupero atteso quest’anno potrebbe far superare 1,8 milioni di ettolitri di vino”, dice Eugenio Pomarici, professore associato di viticoltura dell’università Federico II di Napoli.
Oggi, sempre secondo gli analisti del settore, la quota della Campania sulla produzione nazionale di vino è piuttosto modesta, sotto il 5
per cento.
Numeri piccoli anche per l’export, che negli ultimi tre anni ha raggiunto un valore di 15 milioni di euro, con circa
50mila ettolitri di prodotto. Come altre regioni del Mezzogiorno anche la Campania sconta l’assenza di efficaci politiche di marketing territoriale idonee a promuovere il proprio vino di qualità nei mercati internazionali. Da qualche anno, comunque, alcune cantine stanno rilanciando la ricerca e gli investimenti sui vitigni storicamente legati al territorio. In alcuni casi anche con la collaborazione di enti pubblici. Un esempio è la concessione nel 1996 da parte della Soprintendenza archeologica di Pompei di un piccolo appezzamento all’interno dell’area degli scavi alla Mastroberardino, azienda vinicola irpina tra le più prestigiose del Sud. Lo scopo, ancora oggi, è sperimentare la coltivazione secondo antiche metodologie di alcuni vitigni storici, come il Piedirosso e lo Sciascinoso.
Altro esempio è la ricerca enologica sull’Aglianico condotta dalla Feudi di San Gregorio, altra azienda simbolo dell’avellinese, insieme alle università di Milano e Napoli. Tra le altre iniziative della cantina, dice l’amministratore delegato Marco Gallone, c’è anche il ritorno all’allevamento dei vigneti cosiddetti a “piede franco”, risalenti alla prima metà dell’800, ossia prima dell’introduzione delle viti americane per fronteggiare le epidemie di filossera,
Tra le aziende del Sannio punta sui vitigni storici, anche l’Antica Masseria Venditti, di Castelvenere, specializzata nella vinificazione da 20 varietà di uve autoctone.

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