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Il Sole 24 Ore / Casa&case

Vigneti di Montepulciano Low Cost ... Non poteva mancare il Montepulciano d’Abruzzo sulla tavola dei leader mondiali che hanno
partecipato l’estate scorsa al G8 dell’Aquila. Per loro sono state
stappate le migliori annate di questo rosso autoctono prodotto in
tutte e quattro le province della regione, ma che unicamente nella
zona delle colline teramane si può fregiare della denominazione Docg.
“La Docg costituisce una chicca per pochi - afferma Gianfranco Rosa,
direttore del Consorzio colline teramane Docg, che associa 64 aziende
sulle 224 iscritte all’albo regionale delle Docg -. Un riconoscimento
oggi ancor più difficile da rivendicare a causa delle nuove norme
europee più rigide. Diversi produttori che intendevano passare dalla
Doc alla Docg per ora non ce la fanno. Una Docg richiede cantine ben
attrezzate, agronomi e soprattutto una serie di investimenti oggi
frenati dalla crisi”.
Di terreni in vendita ce ne sono pochi e ancora più rare sono le
aziende agricole (un vigneto Docg, in medie condizioni, di circa 20
anni, vale 40/50mila euro all’ettaro). Il comprensorio conta una
quindicina di comuni e individua in Torano Nuovo la sua “capitale” e
in Controguerra e Colonnella i principali poli produttivi. Altri
paesi, dislocati nella fascia collinare a ridosso della costa, sono
ancora in larga parte da esplorare sul fronte delle seconde case.
Compatibilmente con il momento di crisi, infatti, diversi potenziali
acquirenti stanno virando verso l’Abruzzo alla ricerca di case di
campagna a prezzi più bassi rispetto, ad esempio, alla Toscana o alle
confinanti Marche.
L’Abruzzo, oltre ai bei paesaggi, offre anche il vantaggio di poter
passare dalle sue spiagge alle piste da sci del Gran Sasso o della
Majella nel giro di circa mezz’ora. “Lavoro solo con il mercato estero
- dice Barbara Baldaccini, titolare di Absolutly Abruzzo -. Inglesi,
irlandesi e svedesi sono i principali interlocutori. Da un anno il
“business” è lento. Tuttavia chi ora ci contatta è più motivato. La
crisi ha prodotto una sorta di selezione, sebbene i budget medi di
spesa siano passati dai 250-300mila euro di prima a 100mila”.
Nelle colline teramane rustici e casali con un po’ di terreno non
mancano, ma quasi tutti sono da ristrutturare, se non da demolire e
ricostruire, con prezzi da 15mila a 200-300mila euro. Cifre alle quali
vanno aggiunti i costi di ricostruzione, mai inferiori a 1.700 euro al
metro quadro. “Per questo tipo di immobili - dice Mario Rivolo,
titolare di Dominocasa - è difficile definire dei parametri. Si compra
più che altro il potere edificatorio che anche un rudere può offrire,
in base alla posizione o all’esposizione”.
Anche gli italiani, storicamente amanti dei “piedi nell’acqua”,
“cominciano a interessarsi alle zone collinari più economiche,
strategiche e meno caotiche della costa – prosegue Fabio Di Felice,
socio di Bernardini Group -. Nei borghi si tende per ora a comprare
l’appartamento nuovo rispetto al ristrutturato di charme. Motivo: il
prezzo diverso. Intorno a 1.500 euro al mq per i primi a fronte dei
2.200 circa dei secondi”.

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