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Il Sole 24 Ore / Fiere

Si vince con la filiera ... Prime alleanze tra produttori di beni complementari per partecipare insieme a manifestazioni all’estero... Lo sviluppo commerciale in India, Brasile e Cina è facilitato per le imprese che aderiscono ai consorzi export... Ricetta per il successo del made in Italy: prendere un produttore di pasta, aggiungere due o tre venditori di olio extravergine di oliva, condire con qualche esportatore di pomodori e di parmigiano doc. Tempo di preparazione: una o più fiere estere di rilievo internazionale. Servire con un’azienda vinicola d’annata. Giudizio: ogni sapore d’impresa viene esaltato dalla sapiente preparazione e invita all’assaggio nuovi clienti, che non sarebbero stati attratti dal singolo ingrediente. Insomma, il classico “l’unione fa la forza”. Un assunto sempre più vero, in tempo di cris o post-crisi. La metafora enogastronomica può far sorridere, ma la capacità delle aziende italiane di conquistare i mercati esteri può realmente dipendere in prima misura dalla loro capacità di presentarsi alle grandi fiere europee e mondiali sotto forma di aggregazioni di filiera. E quel che è evidente per il settore alimentare resta valido per tutti i settori dell’economia italiana, dal manifattunero alla moda e design. Ne sono convinte le principali autorità del settore, a cominciare dal viceministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso. “La partecipazione delle aziende, in forma aggregata, alle fiere internazionali - afferma - deve essere un pre-requisito del sistema imprenditoriale italiano. Senza fare “massa critica” sui mercati storici di sbocco delle nostre produzioni, europei o nordamericani, o quelli in rapida espansione del sud est asiatico, rischiamo a mio avviso di vanifìcare il valore aggiunto del nostro made in Italy”. Secondo il viceministro, le prospettive di successo delle nostre eccellenze nei mercati dei paesi emergenti come India, Brasile e Cina si sono moltiplicate laddove le imprese, “in luogo ai vecchi metodi “individualisti” di penetrazione commerciale, hanno optato per strategie collaborative di promozione, attraverso ad esempio i consorzi export o i distretti produttivi. Laddove c’è qualità di prodotto e, allo stesso tempo, una strategica pianificazione della partecipazione delle imprese, c’è anche la capacità di affrontare i mercati esteri con un certo grado di successo. Questo risultato ci aspettiamo anche dalla massiccia partecipazione di imprese del Belpaese al prossimo Expo di Shanghai”...

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