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Il Sole 24 Ore / Nova

Quella cantina giovane che ha valorizzato la Sicilia ... Cronaca di un successo - 2 milioni di bottiglie Il merito di un successo planetario non può esser certo attribuito a una legge. E tuttavia, più di dieci anni fa, quella che tutti chiamano “44”, insieme a Imprenditorialità giovanile (una società di Sviluppo Italia) ha creato i presupposti perché tre giovani italiani, due fratelli e una cugina, iniziassero a lavorare alla loro personale ‘cantina. Nel 1996, quando stapparono la loro prima bottiglia da enoteca, non erano neppure trentenni. E oggi che Alessio Pianeta ne ha quaranta, di anni, si può già dire abbia contribuito - nella sostanza alla crescita non solo del suo vino, ma della stessa Sicilia.
Basta vedere il pluripremiato sito internet dell’etichetta (www.planeta.it) per rendersi conto di quanto il percorso delle “terre di vino” attraversi in lungo e in largo la regione. Una linea di demarcazione, e di senso, che parte da Sambuca - a Ovest della Sicilia - per scendere a Menfi e successivamente appoggiarsi alle coste più a Sud, attraversando Vittoria per giungere infine a Noto, a Est dell’isola. Un processo culturale, oltre che di semplce acquisto di vitigni: “Il vino è un prodotto paradossale. Globalizzato. Che ha bisogno del giusto equilibrio tra modernità e tradizione spiega Alessio Planeta -. Per questo la nostra crescita è stata anomala”. Come conciliare quindi la voglia di cambiare con una storia da preservare? “I nostri vini raccontano la ricerca intima di coerenza tra due diversi poli di attrazione - riprende Alessio Planeta -. A Oriente abbiamo ricordato la tradizione, con il Santa Cecilia, il Moscato di Noto, il Cerasuolo. A Occidente, invece, abbiamo guardato alla modernità. Con il burbese (un’italianizzazione del bordeaux), il Cometa...”.
Questo è stato il loro modo di raccontare una Sicilia nuova, che non ha però rotto le radici con il passato. “Se c’è un prodotto che nei secoli rimane simile a se stesso è proprio il vino - dice Alessio -. E anche la nostra storia familiare ha il sapore delle vigne - racconta Alessio Planeta -. Siamo imprenditori agricoli da generazioni. Ma nonostante ciò, ci siamo sempre sentiti diversi dagli altri. Mio nonno, al contrario degli altri aristocratici siciliani, non amava stare in città e seguiva personalmente l’uva e i suoi campi. Noi nipoti abbiamo ereditato la stessa voglia di giocarci personalmente la partita...”. E il gusto di una vittoria, adesso, non dev’essere affatto male. Due milioni di bottiglie, che arrivano sino in Giappone. Alessio è il più grande di questa “squadra dei tre nipoti” dove ognuno ha scelto il proprio ruolo. Lui si occupa di aspetti prettamente produttivi, mentre il fratello Santi trentotto armi segue la comunicazione. La cugina Francesca, trentacinquenne, cura invece il marketing. E anche lei, che lavoro ha fatto... Di certo non giocava in difesa.
“Da tre anni - riprende Alessio Planeta ci siamo dedicati anche a progetti artistici. L’enologia non è più materia da druidi (sinonimo di nerds), o di personaggi morbosamente appassionati a uno specifico settore, anzi. Con l’allargarsi delle frontiere, abbiamo lavorato sull’immaginario del vino, e su come le nostre terre possano essere viste e descritte da artisti di fama internazionale. Ne invitiamo una decina ogni anno. Facciamo loro visitare le cantine, oltre che i paesi e i nostri luoghi di vendemmia, e chiediamo poi a ciascuno di realizzare un’opera che rappresenti le impressioni e le emozioni che ha loro suscitato l’incontro con la Sicilia e il nostro vino. In tutto, questi giovani talenti stanno con noi una decina di giorni. È un progetto impegnativo, anche dal punto di vista economico, ma ne vale sempre la pena”.

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