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Il Sole 24 Ore / NÒva

Vino rosso? No, verde ... A Montepulciano il progetto ambizioso di un produttore per una cantina a emissioni zero... Michele Manelli vuole coniugare nel senese qualità e sostenibilità... Michele Manelli, amministratore delegato della cantina Salcheto di Montepulciano, ha un progetto piuttosto ambizioso: “Dimostrare, e con i fatti, che un produttore di vino di alta qualità italiano può diventare
azienda a emissioni zero. E non solo per mettere sulle sue bottiglie un bollino verde, ma anche per creae un sistema, dalla vigna fino alla cantina e all’imbottigliamento energeticamente rinnovabile e autonomo. Con un modello replicabile per l’intera agricoltura italiana, per i suoi 900mila ettari di vigne”. Un obiettivo non facile, specie per un’azienda di una ventina di dipendenti sulle colline toscane e da 350mila bottiglie prodotte ogni anno. Un tipico produttore vinicolo italiano di alta qualità, ma con volumi limitati ed economie di scala ridotte. Anche se con prodotti ad alto valore aggiunto (il vino Nobile di Montepulciano), buoni introiti e disponibilità di investimenti. “Eppure ce la possiamo fare - dice Manelli -. Specie se scomponiamo il problema nei suoi vari segmenti”. Raggiungere il traguardo delle emissioni zero per ogni bottiglia significa innanzitutto aver a che fare con il vetro. E qui l’acquisto di bottiglie a “chilometro zero” (prodotte in Toscana e non importate) significa circa un 10% di emissioni in meno (20 grammi di Co2, risparmiate su 1,8 chili stimati per bottiglia). “Ma questo è solo un tassello del progetto - spiega Manelli - il suo cuore sta nell’autonomia energetica rinnovabile del sistema di produzione”. 350 mila bottiglie significano infatti circa 556mila chilowattora annue di energia fossile consumata, dalla coltivazione all’imbottigliamento (oggi è il Gpl il combustibile di riferimento per l’azienda). E di queste, secondo le stime della Salcheto (che vi sta lavorando con l’Università di Siena) il 53% può venire dal risparmio e dall’efficienza energetica, il 30% dalla combustione delle biomasse di risulta delle vigne (i cosiddetti sarmenti triturati in scaglie - cippato - per le caldaie), il 15% dal freddo generato dal condizionamento della cantina via pompe di calore, e il 2% da un impianto fotovoltaico a 20 kilowatt installato in un campo marginale. Risultato: a regime il 100% o quasi di autonomia energetica. Ma a quale costo? “Le vigne già di per sé sono a emissione zero, - osserva manelli -. E il recupero e la combustione dei sarmenti, nonostante siamo in collina e non possiamo ancora usare robot di raccolta, l’abbiamo già verificato con attenzione. E siamo allineati sul costo del Gpl”.
Autonomia energetica a portata di mano, quindi. Tramite soprattutto un accurato isolamento termico della nuova cantina, un tetto con raffrescamento a getto d’acqua periodico, pompe di calore connesse a un laghetto-serbatoio capaci di alimentare un circuito liquido climatizzante (che usa reflui e acque meteoriche depurate). E una ventilazione naturale ben progettata della cantina stessa.
In più la caldaia con un bruciatore su misura per la biomassa triturata della vigna e un generatore elettrico connesso. Oltre a varie sperimentazioni, con l’università, di forme di raccolta e di processo dei sarmenti automatizzate adatte ai colli toscani. “Abbiamo stimato che su circa un milione di ettari di vigne italiane - conclude Manelli - ogni anno sprechiamo, bruciandole nei campi, circa 1,3 milioni di tonnellate di sarmenti di vigne, pari a una centrale elettrica di grandi dimensioni. Il mondo vinicolo italiano si sa, è molto conservatore. Ma noi vogliamo dare una spinta. E dimostrare con i fatti che si può apporre seriamente sulle nostre bottiglie, vendute anche all’estero, la dicitura “a emissioni zero”. Guadagnandoci anche sull’energia. Tra i primi al mondo”.


54%

Risparmio da efficienza

1. Illuminazione naturale delle cantine

3. Coibentazione totale interna

4. Isolamento con parete verde

5. Raffreddamento adiabatico grazie a laghetto tecnico che raccoglie e depura reflui e acque meteoriche

8. Tetto riflettente anti-calore


29%

Biomasse

6. Calore derivante da biomasse legnose autoprodotte


15%

Freddo

2. Impianto geotermico a bassa entalpia


2%

Fotovoltaico

7. Pannelli per 20 Kw tra i vigneti.

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