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Il Sole 24 Ore / Ventiquattro

Folgorati dal Carbonaione ... Ho un feeling particolare con il Sangiovese in purezza, nato dai rapporti di amicizia con alcuni produttori di qualità che mi hanno aperto i sensi sulle potenzialità organolettiche di questo vino. E’ diffusa l’opinione che il Sangiovese, da solo, non possieda equilibrio ed eleganza, che debba essere “addomesticato” con altri vitigni.
Il barone Bettino Ricasoli, quando codificò le uve per il Chianti, oltre al Sangiovese scelse in quantità minore altre varietà: rosse con Canaiolo e Colorino; bianche con Trebbiano e Malvasia.
La regola si è rivelata poco favorevole alla qualità, a causa delle uve bianche. Intuito il problema, molti produttori hanno preferito “aggiustare” il gusto con vitigni internazionali coltivandoli accanto al Sangiovese, ma vendemmiandoli insieme. Un miglioramento è avvenuto ma senza pregevoli risultati.
Ho approfondito le potenzialità del vitigno nell’area del Chianti classico, indagando con produttori con vigne di oltre quarant’anni. Sono stato folgorato dal Carbonaione che si ottiene nella cantina di Ruffoli a Greve in Chianti, nel Podere Poggio Scalette. Qui la maggior parte dei vigneti è di prima della guerra e si rimpiazzano le piante stanche. La scelta paga, offrendo una qualità che è il punto di arrivo di un vino di Sangiovese di alto lignaggio.
Il Carbonaione, dopo il settimo anno di maturità, ha palato nobile e palato così accattivante da far desiderare il secondo e il terzo bicchiere; profumi di frutta rossa, spezie e tabacco cubano sono persistenti. Il nostro filetto di manzo ai pomodori secchi con lardo e cipolla gratinata produce un’esaltazione reciproca e anche l’abbinamento con fagianella al tartufo nero.
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