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Il Sole 24 Ore / Ventiquattro

Vino ... Il Trebbiano Valentini diventa maggiorenne a sette anni... Molti vignaioli italiani hanno l’ambizione di produrre vini che si avvicinino alle migliori esprassioni di Borgogna. Per raelizzare un sogno dettato non tanto dal desiderio di guadagno, quanto dall’orgoglio per la qualità. Questo percorso ha visto l’inserimento di tecnologie spesso esasperate, non sempre efficaci perché la filosofia borgognona è unica al mondo. Là il vino si fa soprattutto con il cuore... e con la storia! Solo da pochi anni nel nostro paese si è formata una conoscenza, anzi una coscienza della vigna: il vigneto estirpato e relmpiantato non può offrire le caratteristiche proprie della longevità. I vini ottenuti da vigne giovani sono più adatti a un bere quotidiano e non impegnano l’emozione; le grandi espressioni nascono dalla cultura e dalla magia del produttore, in Italia identiflcabili nel mai dimenticato Edoardo Valentini con il suo Trebbiano d’Abruzzo. Questo vino veniva, viene e verrà fatto solo con le uve delle sue vigne, condotte con criteri non da winemaker, bensì con sensibilità, sapienza e convinzione dell’importanza del territorio. A chi voleva conoscere il suo segreto rispondeva “Non la accompagno in cantina perché non c’è nulla cha la possa interessare”; preferiva orgogliosamente esibire la vigna che, pur condotta a tendone, riceveva i benefici del vento, del
sole e della terra. II suo Trebbiano d’Abruzzo è entrato nella storia, ha entusiasmato gli appassionati che trovano ancora inalterata questa magia per merito del figlio Francesco. In Enoteca serviamo ora la vendemmia 2002, consigliata in abbinamento con capesante alla plancia, crema di patate arrosto, uovo di quaglia e tartufo nero. Suggerisco di rifiutare questo vino se non ha compiuto almeno setta anni: proprio da questa maturità si ottiene la vera emozione. Se più giovane, il degustarlo diventa un atto di pedofilia enologica.

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