Il Sole 24 Ore / Ventiquattro

Vino ... Gaia & Rey, lunga vita allo Chardonnay... Salvaguardare territori e varietà di vitigni per le future generazioni, secondo la sostenibilità che appartiene al mondo agricolo, non viene concepito come obbligo dai vignaioli, ma diventa semplicemente una spontanea espressione di lealtà e sincerità. In questo comparto, per stupire il consumatore, sempre più spesso vengono celebrati vini prodotti secondo sistemi biologici e biodinamici oppure ottenuti secondo pratiche arcaiche di vinificazione: i risultati non sempre sono così interessanti da suscitare entusiasmo, creando spesso perplessità fra gli appassionati. La vigna e l’enologia devono avvalersi di competenze scientifiche, di sentimenti coraggiosi, di talento e di passione, doti non facili da amalgamare e che fortunatamente si ritrovano in alcuni produttori. In epoca di recessione e di terrorismo mediatico rivolto al “mondo Vino”, sento l’obbligo di sottolineare le produzioni langarole di Angelo Gaja, vignaiolo italiano protagonista riconosciuto in tutto il mondo. I suoi Sorì sono ai vertici dei desideri e presenti nelle cantine dei più famosi ristoranti internazionali: in particolare il Barbaresco ha segnato la storia di questa Docg, portando Gaja agli apici dell’eccellenza e lasciando inalterate le quotazioni dei suoi vini, malgrado la crisi. In questo periodo all’Enoteca proponiamo “Quaglia farcita con pane Toscano e lardo, cotta lentamente in olio d’oliva e passata allo spiedo, con purea di piselli, wasabi fresco e lamponi scottati”: l’abbinamento suggerito è con la vendemmia 2004 dello Chardonnay Gaia & Rey per il suo profilo organolettico che ricorda i grandi bianchi della Bourgogne. Frutta tropicale con eleganti sfumature di agrumi fanno da cornice a una mineralità emozionante; la persistenza aromatica lascia lunga traccia del carattere di questo vino che manifesta straordinaria longevità, ben oltre i dieci anni. Davvero stupefacente è stato un magnum del 1984, recentemente servito durante una cena.

Giorgio Pinchiorri