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Il Sole 24 Ore

Il Bordeaux batte gli indici di Borsa ... a conferma è sotto gli occhi di tutti gli analisti finanziari che da mesi seguono con apprensione la caduta degli indici di borsa, mentre i loro colleghi che trattano i "vini fini" al mercato futuro li vedono crescere. Per una visione d’insieme basta cliccare sul portale worldwinechange.com da cui si vede che alla flessione degli indici finanziari Dow Jones e Financial Times, corrisponde la crescita del Fine-wine-index. Se questo non basta, la prova del nove è di questi giorni e arriva da Bordeaux, dove gli chateaux cominciano a "fare" i primi prezzi per le vendite "en primeur" (future, a termine) delle riserve 2000, con consegna fra un anno. Ebbene, dopo una partenza incerta, i listini stanno prendendo vigore … Per saperlo basta aspettare il Salone mondiale di Vinexpo in programma dal 17 al 21 prossimi nella bella città adagiata sulla Garonne, che con la Dordogne forma poi la Gironde fino all’Atlantico. Quando si parla di vendite di vino "en primeur" è facile per i commentatori farsi prendere la mano, con i prezzi che arrivano a livelli ben al di là di quanto la realtà lasci pensare. Un rischio che si avverte ovunque, ma soprattutto in quei mercati di produzione dove i contratti "future" stentano a decollare. E questo avviene non tanto per mancaza di prodotto, quanto di regole, come accade in Italia dove negli ultimi anni sono stati in tanti a proporre contratti "future". Con il particolare che ciascuna casa ha proposto contratti con una propria formulazione. Il che non può essere accettato. E il mercato, infatti, è restio ad accettare. A Bordeaux questo non accade. Qui, ogni chateau fa il suo prezzo perchè i vini sono diversi; le regole, però, anche se non sono scritte sono quelle che la storia, la tradizione, gli uomini di Bordeaux si sono imposti. Per cui gli chateaux possono, sì, vendere "en primeur" ma solo ai negozianti. Che a loro volta possono vendere sul mercato. A sorvegliare su tutti c’è quel Consiglio interprofessionale di esperti che gli italiani hanno sempre detto di volere, ma che nessuno ha mai deciso di fare. Il risultato è che se oggi Bordeaux è quello che è (118.000 ettari di vigna, 12.000 viticoltori, 400 società vinicole, un centinaio di mediatori, 850 milioni di bottiglie per 6.000 miliardi di lire di fatturato) non lo deve solo alla bontà dei suoi vini e alla proverbiale capacità dei francesi di venderlo, ma anche alla certezza della norma. Con la classificazione che risale al 1855.

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