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Il Sole 24 Ore

L’Italia ci ripensa: il Tocai è anche nostro … C’è un falso storico di mezzo tra Italia, Unione Europea e Ungheria che di fatto penalizza la denominazione Tocai friulano, e l’Italia si prepara a riapriree il caso a Bruxelles … Per l’ufficialità della notizia bisogna aspettare ancora un paio di giorni, quando il 5 ottobre il presidente dell’Ente Sviluppo Agricolo della Regione Friuli, Augusto Pinat, in una pubblica audizione, svelerà i le motivazioni che hanno convinto il ministro degli Esteri Ruggiero e delle Politiche Agricole Alemanno, a dare il proprio avallo ai viticoltori friulani. Una scelta che dovrebbe poi sfociare nella richiesta di invalidazione dell’accordo commerciale firmato nel ’93 dalla Repubblica magiara e dalla Unione Europea. Con quell’accordo, da un lato, si consente all’Ungheria l’uso esclusivo del nome del vino Tokaj e, dall’altro, si impone all’Italia la rinuncia dal 2007 della denominazione Tocai friulano. Ma questo non è mai andato giù ai 3.000 viticoltori friulani che, in questo modo, si sentono depredati due volte, e cioè sia per quanto riguarda il costume e la coltura popolare regionale, sia per quanto concerne gli affari: il fatturato sviluppato dal Tocai friulano si aggira sui 103 milioni di Euro e sfiora i 260 milioni di Euro se si allarga il bacino di produzione del Tocai ad altre aree territoriali del Nord Italia. Da alcuni mesi si sapeva che la pedina su cui i friulani avrebbero insistito per fare sì che Roma accettasse le loro proposte era in scoperta fatta negli archivi viennesi di un editto con il quale l’imperatrice Maria Teresa riconosceva come italiano il toponimo Tocai. In realtà a questa pedina, di per sé già importante, se n’è aggiunta ora un’altra destinata a fare discutere e che ha a che fare con un “falso storico”, compiuto verosimilmente dalle delegazioni ufficiali che nel ’93 stilarono l’accordo commerciale tra commissione Ue e Repubblica di Ungheria. La definizione di “falso storico” è del collegio di difesa presieduto dal professore Fausto Capelli di Milano al quale l’Ersa si è rivolto per un “parere”. La tesi di Capelli parte dal fatto che le istituzioni internazionali riconoscono e accettano che vi possono essere casi di omonimia di marchi e denominazioni qualora la storia di questi marchi ne giustifichi l’esistenza. Del Tokaj e del Tocai Friulano tutti i Paesi sono sempre stati a conoscenza. Purtroppo, al momento dell’accordo del ’93 le delegazioni “omisero volutamente” l’esistenza dell’omonimia tra i due vini. Che oltre a essere diversi nella grafica, sono del tutto differenti nel contenuto e nel gusto.

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