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Il Sole 24 Ore

Biondi Santi riparte con i vini di Montepò: in Maremma un investimento di 15 milioni di Euro ... Jacopo Biondi Santi non si è mai lasciato tentare dalla moda dei future applicati al vino, ovvero il contratto di vendita che permette di incassare oggi in cambio della consegna del prodotto in epoca futura. Lui, giovane erede della dinastia che ha inventato il Brunello, ha sempre declinato l’offerta di chi glielo chiedeva. E in questi giorni di “Benvenuto Brunello” organizzato dal consorzio per presentare l’annata 1997, a chi glielo chiedeva ha ribadito la sua posizione contraria alla vendita con contratti a termine.
“Il “future” applicato a un vino nato per diventare Brunello – dice – è un’operazione virtuale; e come tale il rischio, se non viene garantito da una banca, finisce per ricadere tutto sulle spalle dell’acquirente. Al contrario, la nostra casa attua una vendita su prenotazione, che è una cosa assolutamente diversa”. In sostanza “noi accettiamo la prenotazione del cliente, ma senza redigere alcun contratto: questo verrà stipulato assieme al prezzo dopo che la commissione tecnica di controllo avrà stabilito che il vino è diventato Brunello di Montalcino”. Questo modello operativo, che la commerciale Biondi Santi applica da tempo con successo alle vendite del Brunello e del Rosso di Montalcino prodotto nella tenuta “Il Greppo”, Jacopo lo ha esteso a tutti i vini della nuova e grande tenuta del Castello di Montepò, in Maremma: 320 ettari con annessa fortezza del decimo secolo appartenuta allo scrittore inglese Graham Greene e acquistata tre anni fa da Biondi Santi “Jr”. E qui ha trovato le condizioni ideali per realizzare il progetto dei vini “supertuscan” considerati un po’ come la nuova frontiera dei grandi vini toscani. Un progetto che nella sua globalità ha richiesto un investimento che si aggira sui 15 milioni di euro. “La scelta di andare a Montepò – sostiene Jacopo – non significa girare le spalle a Montalcino. Anzi, in questo modo ho voluto tenere ben distinte le due proprietà: il Greppo è la storia stessa del Brunello (Il Biondi Santi ’55 è stato inserito da Wine Spectator tra i 12 vini più importanti del secolo scorso) e, insieme ai vini della tenuta Poggio Salvi (di proprietà del suocero, Pierluigi Tagliabue,ndr) continueranno a produrre i vini di Montalcino; Montepò, invece, è il futuro ma con l’obiettivo di continuare a fare esclusivamente vini di grandissima qualità”. E se il buon giorno si vede dal Sassoalloro e dallo Schidione vuole proprio dire che il più è fatto. E’ infatti g razie a questi prodotto che Jacopo Biondi Santi è riuscito, in meno di tre soli anni, a raddoppiare il fatturato del gruppo, di cui oltre la metà è realizzato sui mercati esteri. Ma questo è solo all’inizio, in attesa che in nuovi investimenti arrivino a regime.

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