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Il Sole 24 Ore

A me mi piace - Dalla Calabria sorpresa in rosso ... Il nuovo mondo del vino (Cile, Australia, California, Argentina) è l’inaspettato protagonista degli anni 2000. Lo mostrano ormai in modo inconfondibile persino le ricerche e i sondaggi dell’ "Osservatorio del Salone del vino" nei wine bar, nelle enoteche: gli italiani sono sempre più incuriositi da queste nuove bottiglie.
Il vecchio mondo che fine ha fatto? E’ davvero finita l’epoca dove Francia e Italia dominavano il mercato? Il gusto giovane dei cabernet sauvignon e degli chardonnay cileni, australiani, californiani diventerà davvero lo stile cui i consumatori indirizzeranno le loro preferenze? Tutto lo farebbe credere, ma solo qualche anno fa si pensava allo stesso modo di quei prodotti (salumi, formaggi, conserve, dolci eccetera) d’antan, vivi solo nella memoria dei vecchi, al capolinea del loro viaggio. Formaggi fatti in serie, salumi tutti uguali, dolci incapsulati nel loro cellophan sembrano aver sbaragliato il campo. Poi la sinfonia o meglio il refrain ha cominciato a cambiare: dalle cantine di stagionatura, dalle fosse, dalla macellerie bandite dalle norme Ue si sono levati profumi antichi, sapori dimenticati. Sarà così anche per il vino italiano, uscito dalla catastrofe del metanolo completamente rinnovato nella qualità? Ebbene oggi non si può negare che il risveglio nei vigneti e nelle cantine, cominciato a macchie di leopardo 15-18 anni fa in Piemonte e in Toscana sia ormai in corso in quasi tutte le regioni italiane.
Il successo del made in Italy ha fatto sì che molti produttori “poco convinti” o in “aree marginali” prendessero coscienza delle loro potenzialità. Così è un fiorire, ogni giorno, di nuove realtà o di vecchie, rinnovate, migliorate dall’Emilia Romagna alla Sicilia, dalla Sardegna alla Puglia. Realtà che hanno sempre avuto comunque dei punti di riferimento, delle aziende che hanno tenuto alto il pennone. Le sorprese cominciano a giungere anche da regioni fino a qualche anno fa davvero “povere” in fatto di vini, come per esempio la Calabria. Anche questo territorio può cominciare a fregiarsi di qualche fiore all’occhiello. Non ci sono dubbi che i Fratelli Librandi (Cirò Marina) siano stati l’esempio, il traino, il motore della rinascita; prima con un grande roso il Gravello, che ha fatto conoscere le potenzialità vinicole calabre, quindi con il Magno Megonio (uve gaglioppo), ma a questi due grandi rossi vorrei aggiungere anche Le Passule, uno dei migliori passiti made in Italy, forse troppo poco conosciuto. Oggi comunque la Calabria può contare anche su altre aziende, a cominciare da quella di Giovan Battista Odoardi (Cosenza) con il rosso Savuto ’99, con Vigna Mortilla Rosso ’98 e con Vigna Garrone rosso ’98. Un tris di vini eccellenti, supportati da un rapporto qualità/prezzo davvero intrigante. Dulcis in fundo un’inaspettata chicca, segnalatami da un amico che l’aveva assaggiata durante un banchetto di matrimonio a Cosenza: il “Serracavallo” riserva ’99 dell’azienda agricola Serracavallo, un rosso, ottenuto da uve (magliocco-cabernet sauvignon), maturate sui colli della Valle del Crati a 600 metri. Un vino davvero interessante. Che dire infine dell’altrettanto sorprendente Molise, dove da anni la famiglia Di Majo di Campomarino, prosegue in un grande e riuscito lavoro di valorizzazione di vitigni del territorio( tra i vini: Biferno rosso Ramitello, Biferno rosso Molì, Molise don Luigi, Prugnolo, Molise Falanghina, Apianae). L’Abruzzo non si può più considerare una promessa, ma una realtà, grazie soprattutto a quell’insuperato maestro che si chiama Edoardo Valentini. Tra le novità abruzzesi segnalo il Montepulciano d’Abruzzo ’98. del Feuduccio di S.Maria d’Orni di Orsogna.

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