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Il Sole 24 Ore

Un "enotour" da 3.700 chilometri: in continua crescita il turismo legato al vino. In Italia si contano oltre 3 milioni di appassionati. Già 75 i percorsi riconosciuti. Il giro d'affari complessivo supera i 2,5 miliardi di euro ... Solo con la manifestazione di “Cantine Aperte”, che si tiene la terza domenica di maggio (la prossima è per il 26 maggio), sono più di 900mila i turisti coinvolti; ma il numero delle persone che visitano o soggiornano nel corso dell’anno in una delle 1.100 aziende vinicole e cantine che danno ospitalità sale a oltre 3,5 milioni. Con un giro d’affari complessivo stimato sui 2,5 miliardi di euro. Il successo del turismo del vino è sotto gli occhi di tutti. Un successo che ha portato alla nascita ufficiale nel ’99 delle “strade del vino” (sono già 75), che a mo’ di serpentina si snodano per tutta la penisola e isole per oltre 3.700 chilometri, e coinvolgono qualcosa come 9mila aziende tra cantine, negozi di vario genere, artigiani e imprese agricole, nn solo vinicole. Un successo che gli addetti ai lavori considerano tutt’altro che maturo.
Anzi, se i parametri che hanno accompagnato questo sviluppo negli ultimi tre anni fossero confermati anche per i prossimi tre, è credibile pensare che entro il 2005 il fenomeno turistico rurale possa arrivare a coinvolgere 3mila aziende vinicole, con 5 milioni di visitatori e un business stimato sui 4 miliardi di euro. E pensare che solo dieci anni fa – quando Donatella Cinelli Colombini, vignaiola montalcinese sostenuta da un manipolo di amici diede vita al Movimento turismo del vino – le aziende che cedettero al futuro fenomeno furono poche decine. Bastò la prima edizione di “cantine aperte” a smuovere le acque paludose del mondo del vino. Che peraltro, da un lato, faceva fatica a scrollarsi di dosso l’immagine di un prodotto dozzinale con le quantità che pensavano assai più della qualità e, dall’altro, si trovava a dovere fronteggiare una crisi congiunturale e strutturale pesante. Movimento, “cantine aperte”, calici di stelle, Città del vino e dell’olio, Slow Food , Strade del Vino: questi e moltissimi altri eventi hanno in questi anni cambiato la faccia al turismo made in Italy e dato una nuova dimensione al turismo rurale, per molto tempo snobbato e oggi assurto a fenomeno ricco di valori legati alla cultura del territorio. Che uomini e imprese hanno saputo valorizzare con iniziative che rientrano in una logica di sviluppo compatibile. Sembra un gioco di facile lettura, eppure ce n’è voluta prima di arrivare ad avere tutto questo e a regolarizzare per legge le strade del vino (268/99) “Ma attenzione – avverte il presidente del Movimento del turismo del vino, Ornella Venica – la legge da sola non basta, da sola non basta, se poi chi ha il dovere di uniformare le strutture logistiche del fenomeno dimentica di creare o di coordinare i servizi che sono necessari per rendere efficiente la proposta turistica. Una sola per tutte: a quattro anni da quella legge, nonostante il turismo del vino abbai dimostrato di poter alimentare nuovi business e occupazione, in Italia manca ancora la norma che fissi le disposizioni che permettono di arrivare ad avere una cartellonistica univoca e unitaria per tutte le strade del vino”. In attesa che il vuoto legislativo venga colmato, a livello regionale si assiste a un fiorire di eventi rivolti, appunto, al rilancio delle risorse esistenti. E’ il caso del Lazio, che ha approvato 46 progetti di sviluppo rurale che prevedono finanziamenti per 24 milioni di euro di cui 9 milioni di provenienza pubblica. O della Puglia, dove sotto la regia dell’Assessorato all’Agricoltura sono state varate diverse agevolazioni per favorire le locali strade del vino e dell’olio: ma anche e soprattutto della Toscana, vale a dire la Regione che prima e più di altre si è battuta per la rinascita delle strade del vino e che di recente le ha poste tutte sotto il cappello di una federazione.

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