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Il Sole 24 Ore

Enoturismo e arte a “cantine aperte”. Domani la festa, atteso un milione di appassionati ... Tutto è pronto per “Cantine Aperte”, la manifestazione in programma domani in tutta Italia, che quest’anno ha un motivo in più da festeggiare: il decennale di vita. Quando il Movimento del turismo del vino propose per la prima volta – era il 1992 – Cantine Aperte, l’obiettivo di fondo era quello di sensibilizzare e creare i presupposti per riallacciare un antico rapporto tra viticoltori, produttori di vino e cittadini non necessariamente consumatori. Un rapporto che, diversamente, rischiava di perdersi. Allora nessuno immaginava il successo che avrebbe avuto questa festa “in cantina”, ma già “in quella prima edizione a cui aderirono alcune centinaia di cantine i visitatori furono più di 500mila. E questo fece capire le potenzialità del fenomeno stesso”, ricorda Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del Movimento e titolare della cantina e dell’agriturismo il Colle di Trequanda, nonché assessore al Turismo al Comune di Siena.
Da allora la manifestazione si è estesa a macchia d’olio in tutte le regioni, coinvolgendo quasi mille aziende. E per domani è atteso un milione di visitatori. Per l’occasione le cantine italiane si impegnano a offrire assaggi dei propri prodotti gratuitamente. Questo spiega perché Cantine aperte non è più la festa di chi l’ha inventata, ma di tutto il Paese; una festa che coinvolge istituzioni pubbliche, chiamate a dare una risposta coerente ed esauriente all’organizzazione che sovrintende alle Strade del Vino (un’ottantina in tutto il Paese per oltre 3.800 chilometri, come ricordava di recente sul Sole –24 ore il presidente del Movimento, Ornella Venica) e che sono una diretta espressione del fenomeno del turismo del vino.
Ma coinvolge anche organizzazioni professionali del settore e aziende private che non producono vino. Per esempio, Ferrovie o agenzie di viaggi, per la giornata di Cantine aperte, hanno creato “tour” ad hoc, con convogli e mezzi speciali che trasportano migliaia di visitatori dalle grandi città ai Comuni più vicini alle zone di produzione di vini; ma anche catene della grande distribuzione come Coop, che quest’anno ha firmato un accordo con il Movimento del turismo del vino per promuovere le produzioni agricole tipiche italiane e, soprattutto, per sostenere la codifica di un decalogo di sano comportamento a cui tutte le aziende associate devono scrupolosamente attenersi per promuovere e migliora sempre più il rapporto con i visitatori-consumatori. L’occasione è anche quella di rinsaldare ancor più il legame tra il territorio, il prodotto-vino e i beni artistici e architettonici, esaltando il concetto di “distretto” produttivo che comprende anche le produzioni tipiche locali.

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