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Il Sole 24 Ore

Brusco taglio ai consumi di vino. Finiti gli anni della ripresa: nel 2001, le vendite sul mercato interno hanno subito un crollo del 15% sul 2000. L'Italia con 46,5 litri a testa è ancora seconda in Europa dopo la Francia. Invenduti 36,5 milioni di ettolitri ... Forse è solo uno scompenso statistico, ma potrebbe essere anche una grave crisi che da tempo cova sotto la cenere e che nessuno finora se l'è sentita di riferirla al Paese: in Italia i consumi di vino hanno perso in un solo anno più di 8 litri a testa scendendo da 54,7 litri del 2000 a 46,5 del 2001 (-15%), con un conseguente accumulo di stock invenduti arrivato ben oltre i 36,5 milioni di ettolitri. Un vortice dantesco che rischia di mettere a repentaglio un'intero settore produttivo, certamente molto attivo sotto il profilo dell'immagine e dei volumi d'affari sviluppati, soprattutto all'export (2,6 miliardi di euro nel 2001). Che comunque da solo non basta a sostenere un'economia che coinvolge qualche centinaia di migliaia di aziende e un milione e oltre di addetti. La notizia arriva da Bruxelles, dove il Sole-24Ore ha raccolto una serie di dati da fare ammutolire anche i più convinti sostenitori di quel mondo vinicolo inteso come isola felice dell'agricoltura, forse perchè attratti dalle teorie dei favolosi valori versati per delle bottiglie da collezione battute all'asta o da improprie operazioni "future" che comunque con il mercato reale non hanno nulla a che fare. Accade invece che alla fine della campagna 2001 gli stock accumulati dall'Italia sono cresciuti a dismisura a 36,5 milioni di ettolitri (quasi tre milioni in più rispetto a inizio stagione) e con una prevalenza di rossi (19,7 milioni) rispetto ai bianchi (16,8), sebbene nel computo della produzione totale (54 milioni di ettolitri) i secondi abbiano superato (27,9 milioni) i primi (26,1). E già questo rischia di sfatare il mito dei rossi. Di fronte a questo accumulo e con un export pari a 16,7 milioni, il prodotto per utilizzo domestico è stato di 35,2 milioni di ettolitri, di cui solo 26,9 milioni sono stati gli ettolitri realmente utilizzati come bevanda: di qui una domanda che non è andata oltre i 46,5 litri pro-capite. Vale a dire un livello mai raggiunto finora e ben al di sotto della barriera psicologica dei 50 litri che pareva essere un limite invalicabile. Limite che invece resiste saldamente in Francia (54,5 litri) che a questo punto è l'unico Paese al mondo a stare sopra i 50 litri. Se questa è la situazione, il possibile calo della prossima vendemmia non può che ridurre l'invenduto. Il ministro delle Politiche agricole Giovanni Alemanno ieri ha detto che le prime indicazioni suggeriscono un calo del 3% rispetto alla produzione 2001. Altre fonti parlano di percentuali maggiori. Per Franco Giacosa del gruppo Zonin la riduzione dovrebbe aggirarsi intorno al 10% e riguarderebbe un po' tutte le regioni italiane. Sulla stessa lunghezza d'onda sono i dati diffusi dal consiglio dei vinicoltori degli industriali di Treviso presieduto da Giancarlo Moretti Polegato de La Gioiosa. Il presidente dell'Uiv, Ezio Rivella, si dice preoccupato dall'andamento del tempo al Nord e dalla siccità che ha colpito il Sud Italia, dove ci sono aree che presenterebbero tagli del 30 per cento. È per questo che sia Leonardo Valenti dell'azienda vinciola Caprai che Massimo Bernetti della Umani Ronchi, ambedue del Centro Italia, preferiscono attendere ancora qualche settimana prima di formulare valutazioni più concrete. Per ora l'unica cosa certa che si vorrebbe è vedere migliorare l'andamento dei consumi.

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