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Il Sole 24 Ore

Vino, Barone Pizzini investe nel Sud ... Una ragnatela di tenute agricole non troppo grandi (30-40 ettari ciascuna) allocate in alcune delle zone italiane più portate alla viticoltura, con il coinvolgimento diretto di partner locali cui affidare la gestione operativa e, ciliegia sulla torta, con la partecipazione volontaria al rischio d'impresa da parte dei dipendenti: a loro, infatti, la proprietà ha deciso di mettere a disposizione una quota del capitale. Il progetto fa parte di un piano d'azione per lo sviluppo industriale impostato dalla Barone Pizzini, società vitivinicola di Timoline di Corte Franca (Brescia) che si avvale di una dotazione di 40 ettari di vigneti e una produzione di 300mila bottiglie di Franciacorta e un fastturato di 2,2 milioni di euro. Ma a breve questi numeri nelle intenzioni dei responsabili sono destinati a triplicare. Grazie a questo progetto, infatti, l'azienda bresciana presieduta da Giovanni Pagnoni è riuscita a prendere prima il controllo di tre nuove aziende con una sessantina di ettari di vigneti nelle terre del Primitivo (Puglia), Verdicchio (Marche) e Morellino di Scansano (Toscana) e poi a pianificare una crescita che dovrebbe permettere di arrivare entro tre anni a 800-900mila bottiglie. Il tutto sostenuto da un investimento globale di 15 milioni di euro, che per il momento è stato assicurato dall'impegno di un gruppo di imprenditori lombardi capeggiati dalla Compagnia bresciana investimenti, la finanziaria della famiglia Spada di Brescia. Definiti i confini operativi delle aziende viticole e la partecipazione dei soci locali, il secondo step della Barone Pizzini è stato quello di provvedere alla riorganizzazione societaria, con il conferimento del 70% del capitale a una holding di nuova costituzione (Franciacorta partecipazione) controllata dagli stessi azionisti, mentre il restante 30% è stato messo a disposizione di altri piccoli azionisti e degli stessi dipendenti (una cinquantina in tutto).

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