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Il Sole 24 Ore

Zonin, giro d'affari a 76 milioni (+9%): il gruppo vinicolo cresce sui mercati esteri ... Un aumento deciso dei ricavi del 9% a 76 milioni di euro e la quota all'export che ha accresciuto la propria incidenza sul fatturato dal 37 al 40%, con Usa e Giappone che hanno fatto da battistrada agli altri 50 Paesi dove il gruppo vinicolo Zonin esporta. Compresa la Germania, che malgrado abbia accusato una battuta d'arresto è rimasta il principale mercato di sbocco dei vini della casa veneta. Il quadro si completa con i 41 milioni di euro (furono 37 del 2001) sviluppati dalle 12 aziende agricole che la famiglia possiede in sette regioni italiane e i cui vini vanno per buona parte a formare l'offerta della "Gianni Zonin Vineyards" (Gzv), il marchio costituito un paio d'anni fa e con il quale il presidente "firma" personalmente un ventaglio di bottiglie top destinate a un consumatore di fascia alta. Il 2002 è stato dunque un anno che ha dato soddisfazione alla proprietà del gruppo di Gambellara (Vicenza), eppure il presidente Gianni Zonin, che domani porterà il consuntivo all'attenzione del consiglio di amministrazione, non si sbilancia più di tanto. «I risultati che abbiamo conseguito lo scorso anno - dice - sono più che buoni: il cash flow è tornato sopra i 2,5 milioni di euro e l'utile netto è pure migliorato, salendo da 1,2 del 2000 a 1,3 del 2001 a 1,5 milioni l'anno passato». Tutto bene, quindi? «Dipende - risponde Zonin -, perchè se passiamo a osservare il 2003 non possiamo nascondere che è cominciato in salita e le perplessità per il prossimo futuro non sono poche. Intanto non bisogna dimenticare che l'ultima vendemmia è stata decisamente avara per l'Italia con meno di 50 milioni di ettolitri e le poche uve di qualità hanno spuntato prezzi molto cari. Ora questi costi aggiuntivi vanno trasferiti sui prodotti finali, il che non è un'operazione semplice, tenuto conto che la domanda interna è tutt'altro che brillante. Per quanto ci riguarda posso dire che siamo riusciti a contenere i rincari nell'ordine medio del 15%, assorbendo buona parte degli aumenti della materia prima e compensando il tutto con una riduzione dei costi di gestione». Un processo, questo, che il gruppo ha avviato subito dopo avere completato un paio d'anni fa la campagna acquisti con gli investimenti nelle tenute in Maremma, Sicilia e Puglia: con queste operazioni il totale delle tenute è salito a 1.800 ettari di vigneti con 400 dipendenti, in aggiunta ai 200 dipendenti dell'azienda vinicola. Terminata quella fase, il gruppo ha riorganizzato la propria rete commerciale, composta ora di 130 agenti che dialogano per il 50% con la distribuzione moderna e per l'altra metà con i canali tradizionali, ma soprattutto ha provveduto a riposizionare tutta l'offerta dei vini Zonin, il che «si è tradotto in una riduzione della quantità offerta a 25 milioni di bottiglie, ma con un valore aggiunto più elevato».

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