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Il Sole 24 Ore

Zonin: è nel vino la marcia in più del Sud: l’azienda ha tenute con 600 ettari ... In tutto sono circa 600 ettari, distribuiti tra il Feudo dei principi di Butera in Sicilia e le Masserie Conte Martini Carissimo in Puglia. Un progetto impegnativo (solo per la tenuta siciliana si stima un investimento di 20 milioni di euro) che
dovrebbe portare nel giro di qualche anno alla produzione di oltre un milione di bottiglie.
Ma non è certo alla quantità che punta Gianni Zonin, presidente della casa vinicola di Gambellara, a Vicenza, per i suoi vigneti del Mezzogiorno. «Nel ’97 abbiamo deciso di acquistare i terreni in Sicilia - spiega - spinti dalla forte richiesta a livello mondiale di vini importanti, corposi, che seguono le tracce di quelli californiani, cileni e australiani. Il Sud è ideale per la produzione di questo tipo di
vini, pieni di carattere e di grande qualità». La scelta è caduta sulla tenuta di Riesi, nell’entroterra di Caltanissetta, «anche grazie ai consigli del nostro direttore tecnico, Franco Giacosa, che ha lavorato per 23 anni in Sicilia» ed è stato uno dei primi fautori della riscoperta del Nero d’Avola, il rosso autoctono in grande
rilancio. «Certo - ammette Zonin - esiste anche un fattore moda, il vino siciliano in questi ultimi anni ha avuto un grande successo, in termini di vendite e di riconoscimenti, quindi è probabile che il processo continuerà, con nuovi
investitori di altre zone d’Italia che acquistano
tenute nell’isola». Nel Mezzogiorno sono già presenti in forze Pasqua, il conte Paolo Marzotto, Antinori e il Gruppo Italiano Vini. L’interesse delle grandi aziende del Nord ha fatto impennare le quotazioni dei terreni, «ma non è difficile trovare aree da destinare a vigneto, il problema è trovarle di dimensioni adeguate». A differenza di tante imprese, di tutti i settori, che hanno abbracciato progetti
nel Mezzogiorno il presidente del secondo gruppo vinicolo italiano non lamenta particolari difficoltà. «Certo - dice - la distanza è un
problema, ma ci sono collegamenti aerei giornalieri dal Veneto e poi noi abbiamo
deciso di affidarci ad un direttore siciliano,
da Vicenza diamo solo indicazioni generali
sulla qualità della produzione ed effettuiamo
periodici controlli». Più recente, risale a quattro anni fa, l’investimento in Puglia, dove si produrranno tutti i vini tipici della regione, dall’aglianico al Primitivo e al Negroamaro. Anche qui sono stati acquistati 300 ettari, di cui cento già piantati a vigna: «per ora non imbottigliamo ancora, precisa Zonin, mentre in Sicilia produciamo già 500mila bottiglie». Ma una volta completati gli investimenti nelle cantine e nella ristrutturazione, i progetti meridionali troveranno un’ulteriore vocazione, con interessanti riflessi sociali e turistici.
«Le aziende che acquistiamo - rileva il presidente
della casa vinicola veneta che produce
25 milioni di bottiglie l’anno e ha fatturato 80
milioni di euro nel 2002 - sono sempre
malandate. Il nostro primo intervento è la
ristrutturazione della tenuta, riportiamo le famiglie ad abitare in azienda, e facciamo rivivere la fattoria come una volta». Zonin pone
l’accento sulla valorizzazione del territorio
che trova una sponda anche nelle visite guidate,
grazie ad accordi con tour operator e
alberghi locali. «Nel Mezzogiorno inizieremo
con le visite l’anno prossimo - conclude
- e contiamo di avere risultati analoghi
a quelli della tenuta in Maremma, dove
abbiamo 10mila visitatori». Turisti un po’
speciali, che sono interessati al vino ma che
poi vanno a caccia delle specialità gastronomiche
del luogo e non disdegnano la visita al museo. E così il cerchio si chiude.

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