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Il Sole 24 Ore

Vino, boom al supermercato. Le vendite nella grande distribuzione hanno ormai raggiunto il 37% del totale ... L'enoteca (insieme agli attuali winebar) ha sempre avuto un ruolo istituzionale per la vendita di vini, soprattutto quelli di pregio, ma se il discorso passa ai grandi numeri, allora la questione assume un altro significato. Solo che mentre una volta a farla da padrone erano i negozi tradizionali, oggi protagonisti del mercato sono super e ipermercati. Un ruolo, il loro, cresciuto anno dopo anno in rapporto alla penetrazione delle stesse catene sull'intero territorio nazionale. Questo spiega perché negli ultimi tre anni, con l'avanzare dei gruppi e la scomparsa di migliaia di piccoli negozi, le vendite di vino nei super e ipermercati abbiano avuto un'impennata non comune per altri prodotti. Una ricerca di Information Resources ha stimato che, nel 2002, il sistema distributivo moderno ha venduto vino per 463 milioni di litri per un valore di 951 milioni di euro. Nell'arco di tre anni la crescita è stata, rispettivamente, del 15 e del 32 per cento. Una crescita che si traduce nella contemporanea affermazione delle grandi catene quale punto vendita prioritario. Priorità peraltro confermata dal rapporto Mediobanca/Sole-24 Ore (una sintesi dedicata al business e agli investimenti è stata pubblicata il 10 aprile) da cui emerge che fatto 100 il fatturato del settore vinicolo, le vendite dirette delle aziende hanno rappresentato l'8,7% del totale, pressoché al pari di quanto hanno fatto enoteche e winebar con l'8 per cento. Percentuali superiori hanno invece fatto registrare le altre formule commerciali, con il sistema bar, alberghi e ristoranti che ha pesato per il 15%, e ancora meglio hanno fatto i canali di vendita tradizionali con un abbondante 31 per cento. Ma è alle grandi catene di super e centri commerciali che va il palmares con il 37,3% del totale fatturato. Di grande distribuzione e vino si è parlato, ieri, in una tavola rotonda promossa nell'ambito del salone internazionale VinItaly di Verona, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di Autogrill, Auchan-Rinascente, Carrefour e Metro, contrapposti ai responsabili vendita e marketing di due grandi produttori come Antinori e Gruppo italiano vini (Giv). Chi si aspettava lo scontro è rimasto deluso, ma le differenze di interesse degli uni e degli altri non sono state sottaciute. Su un punto però l'accordo è sembrato sincero e, cioè, che il vino al di là del business che genera per i produttori e i venditori non può essere venduto come molti altri prodotti "privi di anima". Ma se il vino è cultura e fa immagine, va da sé che è fondamentale che oltre a venderlo bisogna promuoverlo con politiche di comunicazione appropriate. Un tema, questo, che coinvolge le imprese in modo diretto ma anche le istituzioni. A questo proposito il presidente dell'Enoteca italiana di Siena Flavio Tattarini, riferendosi alla nascita di Enoteche d'Italia, la società voluta da ministero delle Politiche agricole e dalle Regioni che si occuperà di comunicare il vino italiano nel mondo, ha osservato che «il problema della comunicazione non si esaurisce creando una nuova società calata dall'alto. È invece necessario che questo organismo interagisca con le strutture che già operano sul territorio».

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